Vittorio Feltri su Mario Draghi: la luce di speranza nell’economia globale.
In un periodo in cui l’attenzione pubblica sembra catturata da eventi di dubbia rilevanza, come il Festival di Sanremo, secondo Vittorio Feltri emergono notizie di ben altro calibro. Una tra queste il riconoscimento internazionale ricevuto da Mario Draghi.
Un premio di statura internazionale
Mario Draghi è stato recentemente onorato con un premio che, sebbene non abbia la notorietà del Nobel, possiede un prestigio indiscutibile nel mondo dell’economia: il premio Paul A. Volcker.
Questo riconoscimento è stato attribuito dalla National Association for Business Economics (NABE). Si tratta come evidenzia il noto giornalista: “Della prestigiosa adunanza dei 600 economisti che impugnano le leve degli investimenti d’America“.
Il tributo a Draghi arriva per la sua capacità di interpretare e influenzare l’andamento economico globale con decisioni concrete e di vasto impatto. L’assegnazione di questo premio, come evidenziato dal noto giornalista, sottolinea il riconoscimento del suo lavoro. Non solo come teorico, ma come pragmatico risolutore di crisi, capace di guidare l’Europa, e in particolare l’Italia.
Vittorio Feltri su Draghi: un patrimonio di intelligenza
Secondo Vittorio Feltri, la lezione da trarre dal riconoscimento a Draghi va oltre l’ammirazione per il singolo individuo. Bensì, ci invita a riflettere: “Guai a farci scippare questo tesoro nazionale, è un deposito in oro zecchino, ed io sono convinto che questo patrimonio di intelligenza pratica vada investito senza gelosie da parte di nessuno, come guida dell’Europa“.
In un’epoca segnata da sfide complesse come guerre, inflazione e recessione, l’Europa ha più che mai bisogno di figure capaci. Figure che possono navigare in queste acque turbolente con saggezza e lungimiranza. Draghi, con le sue proposte e la sua esperienza, si propone come un faro in questo contesto. La raccomandazione di Feltri è: “Smettiamola di considerare Draghi un disturbo, quasi fosse un nobile arnese da raccomandare a una casa di riposo svizzera dove insegnare l’arte del burraco ai pensionati tedeschi“.