Alla vigilia del 25 aprile anche il direttore di Libero Vittorio Feltri esprime il suo pensiero sulla festa della Liberazione.
Negli ultimi giorni si è alimentata la polemica sul 25 aprile dopo le parole del presidente del Senato La Russa. La festa della Liberazione nazionale ha creato un dibattito alla vigilia della ricorrenza.
Sul tema è intervenuto anche il direttore di Libero Vittorio Feltri che esordisce dicendo che a lui, il 25 aprile come altre ricorrenze solenni, lo lasciano “nella completa indifferenza perché sono vuote”.
La festa della Liberazione “è preceduta da un consueto vagone di retorica antifascista“ scrive il giornalista precisando che il motivo è che “essere contro i cadaveri non comporta alcun rischio” attacca Feltri.
Il fondatore del quotidiano fa notare che la cosa buffa è che oggi si attaccano più personaggi come La Russa e Meloni che sono lontani, soprattutto anagraficamente, rispetto a politici che alla caduta del regime entrarono nella Dc senza essere insultati nonostante avessero sostenuto e collaborato con il fascismo.
L’elenco di chi cambiò casacca alla caduta del regime fascista
Feltri ricorda il “caso di Fanfani, poi diventato primo ministro con la tessera della Dc, di Gronchi, assurto alla presidenza della Repubblica, e perfino di De Gasperi, uomo di grande spessore“. Ma tra tutti Feltri sottolinea il caso di Gaetano Azzariti “che dopo essere stato l’estensore delle leggi razziali, essendo lui un antisemita di ferro, divenne con l’appoggio di Togliatti di cui era stretto collaboratore, presidente della Corte Costituzionale, che non è una bocciofila” dichiara il giornalista.
Conclude il suo intervento Vittorio Feltri sottolineando che l’elenco di questi personaggi che sono stati pronti a cambiare bandiera e casacca è molto lungo. Ma questo ricordo vuole spiegare ai più giovani quanto accade dopo il 1945 e motivare anche il “perché mi viene da ridere quando si esalta l’antifascismo come una pagina italiana memorabile, dato che i politici sono talmente ignoranti da non sapere che la Repubblica è diventata tale, libera, grazie addirittura a un gruppo di ex fascisti.”
La dedica alla sinistra
Infine invita a documentarsi sull’antifascismo prima di parlare senza sapere le cose ed emettere sentenze. L’editoriale del direttore di Libero si conclude con la dedica dell’articolo “a tutta la sinistra che blatera a vanvera senza mai approfondire alcunché. Si tranquillizzino i compagni: il 25 aprile me ne guarderò bene di andare in piazza a esaltare il conformismo più tetro e bieco che sta ammorbando il nostro amato Paese.”