Vittorio Sgarbi annuncia: "Prima il mio corpo non lo vedevo neanche"
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Vittorio Sgarbi annuncia: “Prima il mio corpo non lo vedevo neanche”

Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi si racconta: un nuovo libro, la cura del corpo e un’intensa riflessione sull’arte. Un ritratto inedito del critico più famoso.

Vittorio Sgarbi, critico d’arte tra i più iconici d’Italia, affronta una fase della vita segnata da riflessioni personali e professionali. Dopo un anno complesso, iniziato con le dimissioni da sottosegretario alla cultura e proseguito con difficoltà legate alla salute, Sgarbi presenta il suo nuovo libro, “Natività, madre e figlio nell’arte”, edito da La Nave di Teseo.

Come riportato dal corriere.it «Prima il mio corpo non lo vedevo neanche», ammette Vittorio Sgarbi, spiegando come l’esperienza della malattia abbia trasformato il suo rapporto con sé stesso. Ora si dedica alla cura della sua salute, accompagnato dalla sorella Elisabetta e dalla compagna Sabrina: «Pare che io sia dimagrito e che quindi debba mangiare di più. Mia sorella e la mia compagna vengono a seguire i ritmi della mia giornata quotidiana».

Questa nuova quotidianità sembra averlo allontanato dall’immagine del personaggio irriverente e polemico che il pubblico conosce. «Adesso devo vedere se riesco a dormire bene, se riesco ad andare in bagno: ho un dialogo con il corpo che non avevo avuto mai. Non troppo interessante, era meglio prima».

Fonti vicine al critico d’arte rivelano a Fanpage.it che Vittorio Sgarbi sta affrontando una recidiva del tumore alla prostata, una malattia che aveva già combattuto tra il 2020 e il 2021. Tale indiscrezione è successivamente stata smentita.

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“Natività”: l’arte come riflessione sull’umanità

Con “Natività”, Sgarbi esplora il rapporto tra madre e figlio nell’arte, un tema che attraversa epoche e stili, da Piero della Francesca a Michelangelo, fino a Caravaggio. «Nell’arte è il tema vitale: si cerca di intendere la natura quotidiana, di vita semplice, con rapporti e gesti affettuosi che si muovono dalla madre al bambino. Il libro evidenzia capolavori interpretati non nella dimensione dell’arte, ma in quella dell’umanità».

Parlando dell’Adorazione dei pastori di Caravaggio, Sgarbi sottolinea: «Questa donna che sta lì nel fango protegge un bambino dal freddo. I pastori non sono chiamati dalla cometa ma sono quelli che si trovavano lì, in quel momento. In Caravaggio non c’è privilegio».

Tra le opere analizzate, Sgarbi si sofferma sull’Origine del mondo di Courbet, definendola «l’intuizione della creazione, della nascita del mondo: un fatto filosofico. Non c’è nessuna provocazione, è l’essenza della vita».

Vittorio Sgarbi: arte, vecchiaia e introspezione

Questo periodo della vita ha portato Sgarbi a riflettere anche sulla vecchiaia e sul tempo che passa: «La vecchiaia nell’arte è una forma di giovinezza consapevole. I grandi maestri nelle loro ultime opere diventano più intensamente filosofici, riflessivi, spirituali».

Nonostante i cambiamenti, il critico mantiene viva la sua passione per il sapere e per l’arte. Tuttavia, i tempi del celebre “capra, capra, capra” sembrano lontani: «Adesso non lo dico più. Faceva parte del divertimento, del gioco che in questo momento non c’è. Ma qualche volta lo penso ancora».

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ultimo aggiornamento: 12 Dicembre 2024 12:26

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