Dopo essere stato condannato dal Tribunale di Mansura, Patrick Zaki è stato poi graziato dal presidente egiziano.
Un processo lungo tre anni, che ha visto Patrick Zaki accusato di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”. Poche ore dopo la condanna da parte del Tribunale di Mansura però, il ricercatore universitario ha ricevuto la grazia dal presidente egiziano al-Sisi che lo ha reso libero.
Le polemiche sul volo di linea di Zaki
L’attivista adesso è di ritorno verso l’Italia, dove dovrebbe giungere domenica. Tuttavia, Patrick Zaki ha scelto di prendere un volo di linea: una decisione che ha scatenato non poche polemiche. Secondo Libero, l’attivista starebbe nascondendo il desiderio di non incontrare Giorgia Meloni e gli esponenti del suo governo.
“Mi chiedo se troverà il tempo di ringraziare il governo italiano al quale deve questo risultato”, ha commentato Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia.
Il ricercatore però avrebbe ha già espresso la propria riconoscenza verso il governo con un post su Facebook: “Ringrazio anche il governo italiano, il parlamento italiano, il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri che mi hanno sostenuto durante tutto il periodo di reclusione e il processo solo per essere laureato in un’università italiana, pur non essendo cittadino italiano“.
Crosetto: “E’ una scelta personale”
D’altra parte però, c’è anche chi esprime approvazione per la scelta del ricercatore di rifiutare un volo di Stato. Il ministro delle Difesa Guido Crosetto commenta: “Quella di Patrick Zaki è una scelta personale, ci ha anche fatto risparmiare dei soldi. Quindi va bene così”.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, ha tentato di spiegare che “decidere di viaggiare su un volo di linea non è un gesto di opposizione politica, ma un gesto di indipendenza“. “La reputazione dei difensori dei diritti umani si basa sulla loro indipendenza dai governi. Ringraziano e apprezzano quando si fanno delle cose per loro, e infatti Patrick ha ripetutamente ringraziato governo e ambasciata“.
“Gli è stata offerta questa possibilità ma non è un obbligo“, ha precisato poi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, tornando a rivendicare il successo dell’azione diplomatica del governo: “A noi interessava liberarlo, poi come torna è una sua scelta”.