Zangrillo, Checco Zalone e il lavoro “figo”

Zangrillo, Checco Zalone e il lavoro “figo”

Le parole del ministro su un tema delicato come l’occupazione giovanile suscitano l’ennesima polemica

Molti ormai pensano che lo facciano apposta. La gara tra i membri del governo a chi la spara più grossa a mezzo stampa non può essere solo il frutto di cronica imperizia: è molto più probabile che sia un’astuta tattica per distogliere l’attenzione dai numerosi problemi che rimangono irrisolti.

E così, dopo i rave, il tetto al contante e la guerra ai termini esterofili, ci tocca occuparci dell’ardita lettura sociologica del ministro Zangrillo, secondo il quale i giovani non sarebbero più attratti dal “lavoro fisso”, bensì dal “lavoro figo“.

Accompagnata dall’inevitabile battuta su Checco Zalone, la sua esternazione ha fatto discutere un po’ tutti. E se le critiche dell’opposizione erano altrettanto inevitabili, c’è rimasto con un palmo di naso anche chi vive nel mondo reale e sa bene che oggi non è più questione che sia “fisso” o “figo”: il problema è avercelo, uno straccio di lavoro. E non soltanto per i giovani.

Checco Zalone

Dovrebbe saperlo bene il 61enne Paolo Zangrillo, fratello minore del più famoso Alberto, medico personale di Silvio Berlusconi. La sua nomina a ministro è avvenuta in circostanze decisamente particolari. Nella prima lista distribuita dallo staff di Giorgia Meloni alla stampa, lui aveva il ministero alla Transizione Ecologica, mentre per la complessa gestione della Pubblica Amministrazione era stato scelto Gilberto Pichetto Fratin. Entrambi avevano fulmineamente affidato alle agenzie la soddisfazione per gli importanti incarichi ricevuti, ma in privato (si mormora) Zangrillo si sarebbe lamentato direttamente con Berlusconi, perché gli accordi erano diversi.

Silvio Berlusconi

Poco dopo, il colpo di scena: Meloni parla di un banale “errore di trascrizione” e corregge la squadra, assegnando i ruoli attuali: Pichetto Fratin alla Transizione Ecologica e Zangrillo alla PA, come se niente fosse. Posti non fissi, per definizione, ma fighi certamente sì. Chi ci ha guadagnato nel cambio? Chissà, ma una cosa è certa: chi ben comincia è a metà dell’opera.