Dal 16 maggio stop alle mascherine in aereo: la reazione di Pregliasco

Dal 16 maggio stop alle mascherine in aereo: la reazione di Pregliasco

Svolta per quanto riguarda le misure di contenimento del Covid: stop alle mascherine in aereo. Ma non tutti sono d’accordo.

Le mascherine sono una delle misure più discusse, nell’ambito del contenimento dei contagi legati al Covid. La pandemia è in fase endemica, con un netto calo dei contagi in tutto il mondo, unito al calo dell’attenzione rispetto alle misure da tenere, legato all’attuale guerra in Ucraina che ha monopolizzato le preoccupazioni dei cittadini di tutte le nazioni del pianeta. Ebbene, oggi arriva la svolta: dal 16 maggio, in Europa, non saranno più obbligatorie le mascherine sugli aerei e negli aeroporti. Possiamo finalmente dire addio a lunghi viaggi da affrontare con l’incombenza della mascherina? Sembra di sì. Ma non tutti gli esperti sono d’accordo con l’allentamento delle misure, specialmente di questa mossa. Tra questi, il virologo Fabrizio Pregliasco. Ecco le sue parole.

Le dichiarazioni di Pregliasco

“Terrò la mascherina in aereo e dovrebbero farlo anche i fragili”. Questo l’incipit del virologo Fabrizio Pregliasco, noto per le sue posizioni caute rispetto al problema dei contagi di Covid-19. Il commento del virologo Pregliasco all’AdnKronos rispecchia il clima di preoccupazione ancora vigente in Europa: sebbene molte persone stiano già cominciando a porre meno attenzione rispetto alle normative da seguire, altri individui sono più restii ad abbandonare misure preventive come le mascherine.

Mascherina

Fabrizio Pregliasco aggiunge quanto segue, in merito alle disposizioni dell’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea. Non dicono ‘non usate la mascherina’. Dicono che si passa dall’obbligo alla responsabilità e al buon senso, relativamente alla mascherina e ad altri aspetti di gestione per esempio delle distanze e degli assembramenti, attenti a evitare i colli di bottiglia”. Da ciò, stando a Pregliasco, bisogna comunque fare attenzione per evitare un’impennata dei casi, che potrebbe arrivare in autunno, stando ad alcune indagini condotte negli Stati Uniti.