26 giugno: giornata internazionale per le vittime di tortura

26 giugno: giornata internazionale per le vittime di tortura

Istituita nel 1997 dalle Nazioni Unite, punta all’eliminazione della pratica della tortura in tutto il mondo e al sostegno psicologico delle vittime.

La tortura è un crimine contro l’umanità: tuttavia, continua ad essere messa in pratica e in molti Paesi non è ancora punita dalla legge. Per questo, il 12 dicembre 1997 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale in supporto alle vittime di tortura, da celebrare il 26 giugno di ogni anno. Perchè proprio questa data? E come vengono tutelate le vittime? Vediamolo insieme.

Perchè si celebra il 26 giugno

La risoluzione 52/149 dell’Assemblea generale dell’ONU ha scelto come data per la giornata a supporto delle vittime del crimine il 26 giugno: questo per ricordare quel 26 giugno del 1987 in cui entrava ufficialmente in vigore la “Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti“, documento importante a difesa dei diritti umani.

Firmata ad oggi da 173 Stati nel mondo, la Convenzione si è resa necessaria solo a rafforzare la lotta contro il reato in questione, che in realtà è già inserito tra i crimini contro l’umanità, e pertanto assolutamente proibito in tutta la comunità internazionale, anche quindi nei Paesi non firmatari di trattati dedicati all’argomento.

Tuttavia ciò non basta per fermare il dilagare di questa pratica, che viene impiegata tutt’oggi, in special modo in quelle aree interessate da conflitti e guerre, ma non solo. Ecco perchè l’ONU ha pensato anche ad una Giornata internazionale a supporto delle vittime: in questo modo, si cerca di richiamare all’attenzione tutta la società civile ad unirsi alla lotta per lo sradicamento di tale atto di violenza.

L’obiettivo ultimo è eliminare tale crimine dalle pratiche abituali dell’uomo: “Coloro che torturano non devono mai farla franca per i loro crimini, e i sistemi che permettono la tortura dovrebbero essere smantellati o trasformati” dice infatti il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres sul sito ufficiale dell’organismo.

Le attività a difesa delle vittime

Solo 108 Paesi nel mondo hanno una legge specifica per punire il reato di tortura, secondo quanto dichiarato da Alice Jill Edwards, Special Rapporteur dell’Onu sul tema, come riporta SkyTg24. L’Italia è tra questi, grazie alla legge 110 introdotta nel 2017, che riconosce come reati la tortura e l’istigazione ad essa, e che tutela le vittime punendo fino a 12 anni coloro che dovessero aver ricorso a tale azione o avessero spinto qualcun altro a metterla in atto.

A livello internazionale, le Nazioni Unite hanno pensato ad un organismo specifico, lo UN Voluntary Fund for Victims of Torture, che si occupa di assistere le vittime del reato e le loro famiglie, con un particolare focus sulla riabilitazione dopo il trauma.

Dal 1981, in particolare, tale organo lavora grazie a contributi della popolazione civile per offrire a bambini, rifugiati, indigeni, vittime di discriminazione, oppositori di regimi, tutta una serie di servizi che vanno dall’assistenza legale a quella medica e psicologica.