Fondi russi alla Lega, nei telefoni degli indagati ci sarebbe la conferma di accordi criminali raggiunti forse in occasione del vertice al Metropol di Mosca.
Moscopoli, l’analisi dei telefoni cellulari e dei computer degli indagati sta portando alla luce diversi dettagli sul caso dei fondi russi alla Lega. Complicando la posizione di Savoini.
La trattativa al Metropol di Mosca
Secondo gli inquirenti, in occasione del vertice al Metropol di Mosca, italiani e russi avrebbero fatto una vera e propria trattativa. Le parti avrebbero trovato un accordo (di massima almeno) sulla compravendita di tre milioni di tonnellate di prodotti petroliferi.
Fondi russi alla Lega, sessantacinque milioni nella casse del Carroccio?
L’operazione avrebbe celato due pagamenti occulti. Uno destinato alla Lega di Matteo Salvini, cui sarebbe andato il 4%, e uno agli intermediari russi, che avrebbero messo le mani su una percentuale tra il 2 e il 6%. Nelle casse del Carroccio sarebbero andati sessantacinque milioni di euro. Il tutto sarebbe testimoniato anche da una foto rintracciata dagli inquirenti italiani.
La figura di Gianluca Savoini
La figura centrale nelle indagini resta Gianluca Savoini, uomo vicino alla Lega e alla Russia presidenziale. Nel documento nel quale le autorità confermano il sequestro del materiale del presidente dell’Associazione Lombardia Russia, i giudici confermano la validità dell’audio pubblicato da BuzzFeed. Da quella registrazione all’hotel Metropol sono partite le indagini delle autorità italiane sui rapporti tra la Lega e la Russia e sul presunto finanziamento. Di cui non ci sarebbe ancora traccia fisica.
Secondo gli inquirenti, al di là della riuscita dell’affare, il materiale a disposizione dimostra la cristallizzazione degli accordi criminali. E l’atteggiamento eccessivamente prudente degli attori protagonisti della vicenda suggerisce che l’operazione concordata con i russi non fosse propriamente trasparente.