Si avvicina la stagione estiva e iniziano le prime riflessioni: andare a mare ai tempi del coronavirus costerà di più?
Costi di gestione e meno clienti, andare a mare ai tempi del coronavirus costerà di più? Riaprono le prime spiagge in Italia e si inizia a ragionare in maniera concreta sulla stagione estiva. Chiarite le linee guida per gli stabilimenti, resta da sciogliere un nodo non propriamente secondario. I costi organizzativi per adeguare gli spazi all’emergenza coronavirus avranno una ricaduta sul listino dei prezzi? Tradotto, andare al mare costerà di più?
Coronavirus, andare al mare costerà di più?
Il tema è delicato. I gestori degli stabilimenti sono costretti a spendere per mettere in regola i lidi e potranno ospitare meno persone rispetto agli anni passati. Riassumendo il tutto con una formula, aumentano le spese e diminuiscono le entrate. Per provare a bilanciare il gap si potrebbero ritoccare i prezzi al rialzo.
La politica dei prezzi fissi
Molti gestori hanno già fatto sapere che non rivedranno i prezzi. Una strategia economica e sociale per evitare di entrare in un circolo vizioso che potrebbe avere conseguenze disastrose. Costringere i clienti a pagare il prezzo della crisi potrebbe portare a incassi ancora inferiori rispetto alle previsioni. Che non sono propriamente rosee.
Per andare al mare bisogna superare il primo ostacolo: quello della paura. Serve una sorta di incoraggiamento, a un aumento dei prezzi avrebbe con ogni probabilità l’effetto contrario. Spingerebbe le persone a stare a casa o a cercare soluzioni alternative low cost.
La necessità del rincaro (almeno per coprire le spese)
Ma non tutti sono nelle condizioni di lasciare invariate le tariffe. In alcuni stabilimenti i gestori potranno posizionare meno della metà degli ombrelloni piazzati la scorsa estate.
Tradotto, potranno ospitare meno della metà dei clienti, con un contraccolpo notevole e difficile da gestire. E per coprire i costi l’unica via a disposizione è quella dei rincari. E nonostante l’aumento dei prezzi molti stabilimenti concluderanno la stagione estiva con il bilancio in passivo. La maggior parte delle realtà italiane, nella migliore delle ipotesi, copriranno le spese.
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