La millenaria “pietra assassina” del Giappone si è rotta. Che la sventura sia legata al conflitto in Ucraina?
“Sessho-seki”. Questo il nome giapponese della cosiddetta “pietra assassina”, reperto di origine vulcanica che si trova nella prefettura di Tochigi, a pochi passi da Tokyo. Ebbene, la pietra assassina si è rotta. Questo simboleggia una sventura inaudita nel Paese del Sol Levante, e non è un caso che tale evento coincida con la guerra in Ucraina. Questa premonizione dal Giappone porterà guai ancora più grossi?
La leggenda della volpe a nove code
La storia della pietra è intrisa nella leggenda. All’interno della pietra grigia sembrerebbe esserci lo spirito di Tamamo-no-Mae, una donna bellissima che avrebbe fatto parte di un complotto nascosto. L’obiettivo del complotto? Uccidere l’imperatore Toba, regnante sul Giappone dal 1.107 al 1.123. Lo spirito della donna avrebbe le sembianze di una bellissima volpe a nove code. L’impatto storico di tale leggenda ha fatto il giro del mondo, arrivando anche in media contemporanei come musica, film, libri e videogiochi. Ad esempio, il Pokémon Ninetales, proveniente dalla famosissima serie di videogiochi, è ispirato alla leggenda di Tamamo-no-Mae.
La leggenda non finisce qui: si dice che chiunque riesca ad entrare in contatto con la pietra è destinato a morire. I media locali, ad ogni modo, hanno detto che le crepe nella pietra erano già presenti da vari anni. L’acqua piovana ha probabilmente fatto breccia nella pietra assassina, causandone la rottura. Questo non ha comunque tranquillizzato il popolo di Twitter, che ha sfogato la propria ansia e paura sulla piattaforma.
“Sento di aver visto qualcosa che non dovrebbe essere visto”, ha commentato un utente che ha raggiunto 170.000 “mi piace”. La sorte della pietra è ora nelle mani del Governo. Masaharu Sugawara, a capo di un gruppo di volontari locali, si è dichiarato dispiaciuto per la rottura della pietra, divenuta ormai un simbolo della zona. Non si esclude un restauro della pietra, che potrebbe portare buon auspicio e pace. Almeno, questo è quanto ci si augura.