Dopo 82 giorni di resistenza gli ultimi combattenti ucraini si sono arresi lasciando la città simbolo in mano russa.
Dopo settimane di atroci combattimenti in cui si combatteva solo nella zona delle acciaieria Azovstal dove erano asserragliati i soldati ucraini, Mariupol è caduta. La resa della città simbolo e della più strenua resistenza di questa guerra è stata una vittoria per i russi. Ma anche per l’Ucraina che considera i combattenti di Mariupol degli eroi nazionali.
La resa di Mariupol decreta il controllo della città dei russi. La città era fondamentale per Putin e i suoi piani di creare un corridoio a sud collegando i territori occupati del Donbass con quelli della Crimea annessi nel 2014. Mosca prenderebbe il controllo su tutta la parte sud-orientale dell’Ucraina compresa la penisola.
Questa conquista potrebbe bastare a Mosca per terminare la guerra e dichiarare la vittoria di questa operazione militare speciale. Ma per questo è presto per dirlo. Putin potrebbe finire qui la guerra, dato le difficoltà che sta incontrando sul campo e a livello strategico, o continuarla cercando di arrivare ad Odessa per raggiungere la Transnistria.
Mariupol è caduta
Tutti gli irriducibili che hanno preso parte alla difesa di Mariupol e alla resistenza hanno avuto l’ordine di salvare le loro vite. Tra questi, oltre al battaglione Azov, c’era la 36esima brigata della Marina, la Guardia nazionale dell’Ucraina, guardie di frontiera, polizia, e moltissimi volontari: “Attirare le principali forze russe attorno a Mariupol ci ha dato l’opportunità di preparare e creare linee difensive, dove si trovano oggi le nostre truppe, e dare un discreto contrattacco all’aggressore”, ha detto il governo di Kiev.
Per l’Ucraina non è stata una resa semplice, anzi come ha detto il presidente Zelensky è stato un giorno difficile. Mariupol è stata la città simbolo e la città martire di questo conflitto che ha subito più perdite e vissuto più atrocità. La città è completamente distrutta e ora è in mano all’invasore.