Decide UE con la direttiva per il salario minimo. Per l’Italia sarà vincolante?
Per combattere l’inflazione e l’aumento dei prezzi l’Unione europea approva una proposta della Commissione del 2020 sul salario minimo. La direttiva sarà operativa da metà giugno e prevede l’introduzione i tutti i paesi dell’Unione un salario che non scenda al di sotto di una soglia della decenza e della sopravvivenza.
Per il nostro paese però non esiste un obbligo di adeguamento perché secondo l’Ue lo stipendio minimo è obbligatorio per quei paesi che non hanno contrattazione collettiva o dove è scarsamente diffusa. In Italia invece questi contratti coprono l’80% dei lavoratori. Per questo per l’Italia la direttiva non è vincolante.
Con molte differenze tra vari paesi, il molti stati Ue è già presente il salario minimo. Ad esempio per il Lussemburgo è di 2.257 al mese mentre per la Bulgaria di 332. La Germania ha alzato proprio nei giorni scorsi il salario minimo da 8,5 a 12 euro all’ora. I paesi ora hanno due anni di tempo per recepire la direttiva e possono aumentare i contratti collettivi o introdurre il salario minimo. La scelta è dei paesi.
La direttiva garantisce salari adeguati e equi
“Una volta adottata definitivamente la legge promuoverà l’adeguatezza dei salari minimi legali e contribuirà a raggiungere condizioni di lavoro e di vita dignitose per i dipendenti europei” scrive così in una nota la Commissione Ue. Mentre la presidente della stessa Ursula von der Leyen scrive su Twitter: “Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi“.
Dall’Ue sono convinti che questo provvedimento storico raggiunto dalle istituzioni può portare solo benefici e maggiore dignità nel lavoro. I salari adeguati ed equi contribuiranno a creare posti di lavoro e a pagarli in modo appropriato, appunto. In Italia, il dibattito è ancora aperto e completamente diviso tra i vari schieramenti politici.