Il governo Draghi è terminato. Stamattina, Sergio Mattarella ha accettato le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Dopodichè, Mattarella ha sciolto le Camere ed ha indetto nuove elezioni. Si vota in autunno quindi, da questo momento in poi il premier dimissionario potrà occuparsi solo del disbrigo degli affari correnti, garantendo quindi la continuità dell’azione amministrativa del governo.
Luigi Marattin (Italia viva), nell’ambito di un’intervista per Fanpage.it, ha spiegato quali potranno essere le ripercussioni per l’attuazione del Pnrr, che prevede entro la fine del 2022, il raggiungimento di 55 obiettivi.
Draghi si è dimesso e Mattarella scioglierà le Camere. Di chi è la ‘colpa’ di questa crisi?
Mai come in questo caso è evidente: dei due populismi con cui questa legislatura è nata. Quello del M5S e quello della Lega, che in ultimo ha finito per assorbire anche Forza Italia, in un suicidio dei moderati di centrodestra che verrà ricordato negli annali della politica.
Se Marattin si aspettava questo esito: “Lo temevo fin da ieri mattina, quando ho visto le reazioni di quei partiti al discorso di Draghi in Senato”.
Poi continua: “Non credo abbia molto senso interrogarsi a posteriori su se tutto sia stato perfetto al 100%, al 99% o ad ogni altra percentuale. Temo infatti che qualsiasi cosa Draghi avesse fatto, i due populismi avrebbero comunque agito in quel modo”.
Ma quali riforme potrebbero saltare esattamente? Marattin replica: “Non so ancora che decisioni prenderà il Presidente della Repubblica in merito alla tipologia di governo che ci dovrà condurre alle elezioni, ma è evidente che in caso di voto autunnale le conseguenze sarebbero almeno tre: 1) non sarà possibile fare una legge di bilancio “classica”, pertanto si perde l’opportunità di una manovra espansiva 2) decadono alcune riforme strutturali che erano ad un passo dall’approvazione: dalla delega fiscale alla giustizia civile, dalla giustizia tributaria alla concorrenza, passando dalla riforma del codice degli appalti. 3) come conseguenza del punto precedente, il Paese non avrà modo di rispettare gli obiettivi del Pnrr al 31 dicembre, pertanto perderà la rata di circa 20 miliardi. Con anche un leggero rischio, a mio modo di vedere, che ad essere compromesso sia l’intero Pnrr”.