È entrato in vigore il nuovo obbligo di fatturazione elettronica per i lavoratori con partita Iva in regime forfettario.
È entrato in vigore il nuovo obbligo di fatturazione elettronica per i lavoratori con partita Iva in regime forfettario: anche per loro si applicherà la normativa che prevede la dematerializzazione dei documenti fiscali cartacei e l’introduzione delle nuove modalità di trasmissione digitale.
L’obbligo di fattura elettronica, introdotto con la Legge Finanziaria 2008 ha percorso un lungo iter normativo, che si è concretizzato con l’adozione della Direttiva 2014/55/Ue, in cui sono state indicate per la prima volta le basi delle nuove modalità di trasmissione digitale, attraverso la creazione di un Sistema di Interscambio (Sdi).
Dal 1° gennaio 2019 l’obbligo di fatturazione è entrato in vigore per i privati e i liberi professionisti, ad eccezione di alcune categorie di contribuenti: è infatti il Consiglio dei Ministri del 13 aprile 2022 ad approvare il Decreto Legge 36/2022, che ha definito il 1° luglio 2022 la data di entrata in vigore delle nuove modalità di trasmissione telematica anche per quei soggetti inizialmente esclusi, come appunto i lavoratori in regime forfettario.
Una novità che toccherà una platea di circa 800 mila partite Iva e che si applicherà inizialmente ai contribuenti che abbiano avuto dei redditi superiori ai 25 mila euro nell’anno precedente, mentre viene ritardata l’applicazione ai restanti soggetti ancora esclusi.
Per mettersi in regola con la nuova disciplina i destinatari della normativa potranno affidarsi ad un applicativo online che permetta l’invio delle e-fatture e l’ottenimento di alcuni vantaggi: come riportano infatti gli esperti di InfoCert, la Certification Authority leader nell’erogazione di servizi di digital trust, verrà semplificata la compilazione dei documenti fiscali e diminuirà l’effort richiesto al professionista per l’invio dei dati. Dotarsi di un software per gestire la fatturazione delle partite Iva in regime forfettario è il modo più semplice e veloce per allinearsi con la normativa ed evitare le rispettive sanzioni, potendo contare su una risorsa che permette di controllare i documenti fiscali con modalità digitali in qualsiasi luogo, collegandosi dal proprio smartphone o tablet.
Grazie agli applicativi online, il passaggio alle nuove modalità di trasmissione telematica garantirà inoltre un continuo allineamento alle novità del settore: si avranno infatti funzionalità sempre aggiornate rispetto alle modifiche introdotte dal Legislatore.
Quali sono le sanzioni previste
Dal 1° luglio 2022, quindi, l’obbligo di emettere fatture elettroniche, utilizzando il Sistema di Interscambio (Sdi) gestito dall’Agenzia delle Entrate, viene esteso a tutte le operazioni di alcune categorie di contribuenti: chi rientra nei regimi di vantaggio, chi ha scelto il regime forfettario e i soggetti passivi (come le associazioni sportive dilettantistiche) che utilizzano il regime speciale ai fini dell’Iva e dell’imposta sui redditi e che nel periodo d’imposta precedente hanno conseguito proventi per un importo non superiore ai 65 mila euro.
Per i soggetti destinatari della nova normativa è stata prevista una fase di transizione: una moratoria applicabile all’interno del terzo trimestre di quest’anno, in cui non verranno erogate sanzioni, se l’emissione del documento digitale avverrà entro il mese successivo al giorno in cui è stata effettuata l’operazione.
Successivamente, la violazione del nuovo obbligo sarà disciplinata dall’art. 6 comma 2 del D.Lgs. n. 471/1997, che prevede l’applicazione di una sanzione che varia dal 5% al 10% dei corrispettivi non registrati, con un minimo di 500€, se non derivano conseguenze sul calcolo dell’Iva o delle imposte sui redditi.
Nei casi in cui, invece, il contribuente abbia registrato il corrispettivo ai fini delle imposte dirette e provveduto in ritardo all’emissione del documento fiscale, si applicherà una sanzione compresa tra i 250 e i 2000 euro.
Potranno infine continuare ad emettere le fatture cartacee le micro partite Iva, quei contribuenti che nell’anno precedente hanno conseguito dalla propria attività proventi non superiori a 25 mila euro: l’obbligo e le relative sanzioni previste dalla normativa scatteranno infatti a partire dal 1° gennaio 2024.