Assolto l’ex sindaco e altri quattro imputati condannati a processo per il crollo delle palazzine di piazza Sagnotti ad Amatrice.
Nel 2016 il terromoto di Amatrice ha lasciato nel cuore di tutto il Paese una profonda ferita. Il crollo delle palazzine in piazza Sagnotti causò, oltre la morte di diciotto persone, anche la condanna a processo dell’ex sindaco e di altri quattro individui. A cinque anni di distanza, gli imputati sono stati assolti nel processo a Rieti.
Il processo
Il terremoto ad Amatrice risalente al 24 agosto del 2016 rappresenta una delle più grandi tragedie per l’italia. Quel giorno, furono numerosi i feriti e le vittime morte sotto le macerie sono state diciotto. Furono due palazzine popolari in piazza Sagnotti a crollare, e cinque sono stati gli imputati accusati di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, disastro e lesioni.
Tra questi, anche l’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che oggi, nel processo a Rieti, è stato assolto insieme agli altri imputati tra cui: il direttore dei lavori Ivo Carloni e il capo dei vigili urbani Gianfranco Salvatore, nel frattempo deceduto.
L’avvocato difensore di Pirozzi, Mario Cicchetti, spiega: “La palazzina subì danni per il sima dell’Aquila del 2009 e l’allora sindaco, predecessore di Pirozzi, dispose un’ordinanza di sgombero. I condomini fecero i lavori attraverso propri tecnici e poi purtroppo l’edificio crollò col sisma del 24 agosto del 2016. Nel rispetto doveroso per le vittime, questa sentenza fa giustizia e restituisce dignità a un sindaco che ha sempre manifestato l’attaccamento alla propria comunità”.
Dopo essere stato assolto, in seguito a cinque lunghi anni di attesa, l’ex sindaco sente dentro di sé chiudersi “una pagina brutta della mia vita per un’accusa ingiusta”. Nonostante ciò, è ancora forte il dolore “per i morti che ci sono stati e che mi porto sempre dentro, io li conoscevo tutti”, dichiara all’Adnkronos.
Perozzi racconta di quando si svegliava di notte con il pensiero del processo, di quando incrociava gli occhi delle persone che temeva potessero pensare che avesse compiuto “chissà quale cosa, anche se ero cosciente in virtù della mia lunga attività di amministratore pubblico che quello che avevo fatto era cristallino, in punta di diritto. Quello che mi interessava era che la figura di amministratore pubblico e sindaco del terremoto ne uscisse intatta”.