Il regolamento sugli imballaggi allo studio della Commissione Ue sta dividendo ambientalisti e sistemi produttivi.
In Commissione Ue si scontrano sul riciclo degli imballaggi e il riutilizzo delle confezioni. Non è un classico scontro tra Paesi membri come avviene nelle istituzioni Ue, questa volta contrapposti sono sistemi produttivi e ambientalisti. A breve i paesi prenderanno una posizione in merito a questa questione che per il momento non divide l’Ue dal punto di vista geografico ed economico.
Il commissario europeo al Clima e al green deal, e vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, propende per prendere le parti degli ecologisti e di molti paesi nordici che vorrebbero il riutilizzo degli imballaggi. Questo è il modello della Danimarca. Ma imitabile anche il meccanismo tedesco che raccoglie, lava e sterilizza le bottiglie di birra per riutilizzarle obbligando le birre nazionali ad una standardizzazione di forma e colore senza personalizzazione di marchi.
La posizione dell’Italia
Contrari sono i paesi che hanno una lunga tradizione di riciclo come l’Italia. Soprattutto battono sulla questione degli alimenti e beni reperibili. Paesi come l’Italia, Grecia, Spagna e Francia, esportano beni agroalimentari che devono viaggiare sicuri senza deperire. Il piano europeo per l’economia circolare vuole garantire «tutti gli imballaggi sul mercato dell’Ue siano riutilizzabili o riciclabili in modo economico entro il 2030».
L’Italia è il paese che ricicla di più come dimostrano i dati del consorzio nazionale imballaggi Conai. Il riutilizzo degli imballaggi è praticato in tutti i casi in cui ha senso logistico, economico o ambientale ma l’Italia è il Paese a maggiore efficienza nel rigenerare in nuove materie prime i materiali usati. Gli imballaggi riciclati è pari all’83,7%. L’Italia è arrivata a riciclare nel 2021 il 70%, un dato che l’Europa ha indicato per il 2030.