Dopo un blitz a Palermo nei confronti di sette uomini della mafia, gli inquirenti hanno scoperto una Costituzione scritta dai ‘padrini’.
Nuovo blitz dei carabinieri a Palermo, dove gli inquirenti hanno condotto sette arresti per mafia. Gli inquirenti hanno riferito che, durante le intercettazioni, sarebbe emersa la presenza di una vera e propria Costituzione di Cosa Nostra, nella quale sono illustrati i capisaldi della mafia.
Gli inquirenti hanno condotto una maxi operazione nei confronti della mafia. Del caso si sono occupati i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo. Nell’ambito dell’inchiesta sette boss sono stati arrestati. Nell’arresto coinvolta la “famiglia” di Rocca Mezzomonreale e i suoi vertici. Erano da poco tornati liberi dopo una precedente condanna a loro carico.
L’accusa nei confronti degli indagati è quella di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Uno dei boss arrestati, durante una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti diceva: “C’è lo statuto, che hanno scritto i padri costituenti”.
A condurre il blitz la Dda guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, nell’indagine sono stati arrestati anche degli uomini d’onore riservati, i quali fino a questo momento erano riusciti a sfuggire agli inquirenti.
Il blitz a Monza
Recentemente un altro blitz dei carabinieri a Monza ha portato all’arresto di quindi persone accusate di truffa. A seguito di una maxi indagine condotta dalla GdF di Monza, quindici persone sono state denunciate con l’accusa di aver percepito in maniera indebita dei fondi destinati agli aiuti Covid. Si tratta, nella fattispecie, di imprenditori e soggetti invischiati con la criminalità organizzata della mafia.
L’indagine
Dall’indagine è emersa una frode da 330mila euro, ottenuti sugli aiuti Covid. La vicenda è accaduta in Brianza. Due delle quindici persone coinvolte nella maxi frode sono state denunciate anche per indebito ottenimento ed utilizzo di finanziamenti bancari assistiti da garanzia.
Secondo quanto appreso, uno di loro sarebbe riuscito ad ottenere i fondi rivestendo il ruolo di legale rappresentante di un’attività commerciale. Tra i beneficiari c’erano anche imprenditori condannati per mafia.