Il terremoto ha devastato la Turchia e la Siria ma ha sconvolto anche il futuro politico del presidente turco Erdogan.
Erdogan dovrà fare i conti con le conseguenze del terremoto che ha devastato la Turchia. Oltre 16mila vittime e paesi distrutti. Il presidente turco ha dichiarato lo stato d’emergenza ma è sotto accusa per il ritardo dei soccorsi. Lo stesso Erdogan ha ammesso che ci sono stati gravi ritardi che hanno peggiorato il quadro oltre ad un’edilizia sfrenata senza tener conto dei sismologi. I timori di Erdogan per il suo futuro politico crescono e teme che questo terremoto chiuda il cerchio della sua carriera aperto dal devastante sisma del 1999 con cui era arrivato al potere.
La credibilità e la forza del presidente turco potranno essere intaccate da questo nuovo terremoto, proprio come successe allora. La Turchia andrà alle elezioni il prossimo 14 maggio e le conseguenze del terremoto saranno ancora vive nella memoria della popolazione. Le prossime elezioni saranno cruciali non solo per il paese ma per l’intero occidente e gli equilibri geopolitici.
Il sisma mette in discussione la credibilità del presidente
È uno Stato membro della Nato che presidia il fianco sud-orientale dell’Alleanza ed è l’unico paese islamico nell’alleanza. Un ruolo fondamentale l’ha assunto dall’inizio della guerra in Ucraina ponendosi come mediatore tra i due paesi pur non applicando le sanzioni contro Putin ma ha di sicuro aumentato la sua visibilità e potere internazionale a proprio vantaggio. Infatti, Erdogan ha posto il veto dell’ingresso di Svezia e Finlandia alla Nato a causa della sua lotta contro i curdi.
Questa tragedia potrebbe impattare in modo negativo ancor di più sulla ricandidatura di Erdogan già messa in discussione da una questione di costituzionalità e soprattutto minata dalla credibilità del presidente indebolita dalla crisi economica. Ma l’opposizione teme che il presidente possa decidere per rimandare le elezioni di maggio date le condizioni in cui versa una parte del paese dove sarà difficile organizzarle.
Un altro timore delle opposizioni è quello relativo agli aiuti. Il potere autocratico di Erdogan potrebbe rendere difficile il flusso di aiuti verso le zone colpite dal terremoto occupate in gran parte dai curdi ostili al presidente.