Giorgia Meloni dichiara di puntare ad una figura tecnica e non politica, come quella del governatore Bonaccini.
Il governo Meloni pone estrema attenzione alla ricostruzione dell’Emilia-Romagna, che “se si ferma non possiamo mantenere i buoni parametri macroeconomici che stiamo vedendo”, come aveva dichiarato la premier durante il Festival dell’Economia a Trento. Anche se in cima alla lista delle cose da fare, l’intervento sulla regione non è l’unica che interessa al governo.
Cosa prevede la bozza del decreto?
Gli stanziamenti richiesi per ricostruire la Regione tuttavia si aggirano intorno ai 10 miliardi di euro, ma l’Italia non retrocede. Giorgia Meloni infatti sta lavorando a un decreto ad hoc, che rivoluziona l’intero processo della post-emergenza, sia dal punto di vista pubblico che privato: una riforma che potrebbe essere sperimentata per la prima volta proprio in Emilia-Romagna.
La bozza di provvedimento contiene 25 articoli divisi in tre sezioni. Subito dopo la prima fase emergenziale, Palazzo Chigi può dichiarare lo “stato di ricostruzione di rilievo nazionale”. La durata sarà di 5 anni, prorogabili al massimo per altri 5. Inoltre, cambia anche la governance dei processi.
Meloni e il nodo sul Commissario
Un dilemma posto al centro del tema quello che riguarda il Commissario. A guidare la ricostruzione, appunto, ci sarà un Commissario Straordinario di governo individuato “tra soggetti dotati di professionalità specifica e competenza manageriale”.
Quella che cerca la premier Meloni è quindi una figura tecnica con un profilo molto diverso da quello politico. Chiaro il riferimento al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
Il Commissario presiederà una Cabina di regia per la ricostruzione a Palazzo Chigi, composta dal capo del dipartimento Casa Italia e di quello della Protezione civile, dai presidenti delle Regioni e delle Province autonome interessate. Avrà 6 mesi di tempo per adottare un piano pluriennale di interventi per le aree e gli edifici colpiti dalla catastrofe naturale, adottato in accordo con i ministri e con le Regioni interessate.
Inoltre, è prevista la costituzione di un fondo ad hoc per la ricostruzione gestito direttamente da Palazzo Chigi.
Il ruolo dei privati
Entro cinque mesi dalla deliberazione dello stato di ricostruzione di rilievo nazionale, i Comuni predisporranno strumenti urbanistici attuativi, al fine di programmare in maniera integrata tutti gli interventi di ricostruzione e ripristino.
Entro 30 giorni dall’invito del super-commissario, i proprietari privati dovranno costituirsi in consorzio obbligatorio per eseguire gli interventi sui rispettivi edifici. I contributi andranno richiesti direttamente al Comune mentre al commissario spetteranno i controlli sulla legittimità delle erogazioni.
Per quanto riguarda la ricostruzione degli edifici pubblici, viene istituita una “conferenza permanente” per la realizzazione delle opere. Inoltre gli enti e le istituzioni coinvolte nel processo potranno avvalersi di una “centrale unica di committenza”, anche in questo caso con l’obiettivo di semplificare e accelerare le opere. I piani dovranno essere approvati entro 8 mesi dalla nomina del Commissario per la Ricostruzione.