Secondo l’autore di questo libro, il presidente Moro non era in via Fani il 16 marzo 1978.
Il criminologo e operatore di intelligence della Nato Riccardo Sindoca ha ricevuto, in anteprima, un libro che affronta una nuova teoria sulla vicenda di Aldo Moro. Il libro, “Raffiche di bugie a Via Fani. Stato e Brigate Rosse sparano su Aldo Moro” è scritto da Pietro Laporta, ex capo di Stato maggiore in congedo. Si tratta, in definitiva, di un dossier che racconta di una sorta di colpo di Stato. Lo stesso Laporta, successivamente, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Libero.
Dove era Aldo Moro la mattina di quel 16 marzo
Secondo Laporta, Aldo Moro il 16 marzo “fu prelevato prima di Via Fani. I Br non ebbero capacità tecnica di sparare senza colpirlo, lo assicura un killer professionista“. Il militare racconta di aver fatto l’esame fisiologico della prima lettera di Moro a Cossiga e dimostra, inoltre, come Moro non fosse a conoscenza della fine che aveva fatto la sua scorta.
Dunque dove si trovava Aldo Moro? “Negli anagrammi“, continua Laporta, “dice che era ‘in terra dantesca’, in una casa con ‘tre tetti nascosti’, nelle mani di ‘popolo russo’, trasportatovi ‘in elicottero’“. Quando viene chiesto perché, dunque, uccisero la scorta del noto statista della Dc, Laporta semplicemente risponde: “Perché testimoni di quanto avvenuto prima di via Fani“. Ma anche per ottenere quello che Laporta chiama triplice distacco, con Moro separato dalla scorta, da Oreste Leonardi e dalle sue cinque borse.
Cosa è successo allora in via Fani?
Per l’autore del libro, in via Fani si trovava “il Gru, servizio segreto militare sovietico” che avrebbe posizionato l’esplosivo nella Mini Cooper verde parcheggiata davanti al bar Olivetti. Laporta parla anche della morte di Oreste Leonardi e Domenico Ricci, i due carabinieri “più pericolosi dei cinque della scorta“. Un omicidio operato, a detta sua, “con totale sorpresa“.
Non mancano, all’interno dell’intervista fatta da Libero, accenni alle torture subite da Aldo Moro. Informazioni riferite dallo stesso Laporta. “Il verbale di autopsia dedica dieci righe a quattro costole di Aldo Moro, rotte in tempi differenti. Meno di due righe liquidano un ‘vasto edema cerebrale‘”. Verbale che, per il militare, venne occultato alle Commissioni parlamentari di inchiesta.
Infine, Laporta parla anche di depistaggi. “Un depistaggio, documenti alla mano, è propalato da due monsignori, i quali gabellarono Moro ucciso da Giustino Devuono il quale sparava i colpi ‘a raggiera’, su una linea circolare intorno al cuore.” Tuttavia, il militare afferma: “Nel libro dimostro che i colpi ‘a raggiera’ non esistono“.