Nel 2023 i dati mostrano come lo smart working sia cresciuto notevolmente in Italia: i benefici sulla persona e sull’ambiente sono numerosi.
Esordito nel 2020, nel mezzo della pandemia da Covid, lo smart working oggi rappresenta un metodo di lavoro capace di conciliare la propria carriera con la vita privata. In Italia, il lavoro da remoto continua a crescere del 541% rispetto al pre pandemico, rivelandosi anche come un fattore fondamentale per la tutela dell’ambiente.
Smart working in crescita
Dopo un leggero calo degli ultimi due anni, il lavoro agile ha ripreso a trottare alla grande con 3,585 milioni di lavoratori italiani attestati per il 2023. Un visibile aumento, quindi, rispetto ai 3,570 milioni del 2022, registrando il 541% in più rispetto al pre-Covid.
Cosa succederà nel 2024? La situazione resterà stabile o ci saranno cambiamenti? Secondo quanto evidenzia la ricerca dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno “Rimettere a fuoco lo smart working: necessità, convenzione o scelta consapevole?”, emerge che l’anno prossimo i lavoratori da casa aumenteranno fino a 3,65 milioni.
Secondo lo studio, il lavoro da remoto è cresciuto in particolare nelle grandi imprese, dove si registrano circa 1,88 milioni di persone. Aumentano i lavoratori anche nelle Pmi (570mila), mentre nelle microimprese (il 9% del totale) e nelle Pubbliche amministrazioni (il 16% del totale) i numeri sono calati.
Meno spostamenti, meno inquinamento
Riducendo notevolmente l’utilizzo di carburante per il tragitto casa-lavoro e viceversa, lo smart working ha determinato una notevole riduzione di Co2. Se si tiene conto che con soli due giorni a settimana di lavoro da remoto si riduce l’emissione di 480 Kg di Co2 all’anno, un lavoro full-remoto può raggiungere risultati eccezionali.
Inoltre, per chi ha deciso di cambiare modalità di lavoro, ha anche deciso di cambiare casa. I dati evidenziano che il 14% di chi lavora da casa ha deciso di trasferirsi in zone periferiche o piccole città.
Tra chi non ha cambiato casa invece, il 44% dei lavoratori ha deciso comunque di spostarsi occasionalmente in luoghi diversi da casa propria, come ad esempio spazi di coworking.
Lavoro agile, un nuovo modo di vedere la vita
Mariano Corso, responsabile scientifico dell’osservatorio smart working, spiega che nel 2023 il lavoro agile mostra ancora diverse barriere per una sua applicazione matura. Troppo spesso “è considerato semplice lavoro da remoto o strumento di welfare e tutela dei lavoratori”, dichiara.
“E’ quindi necessario ‘rimettere a fuoco’ lo smart working, identificandolo per quello che è realmente: non un compromesso o un male necessario, nemmeno un diritto acquisto o un fine in sè, ma uno strumento di innovazione per ridisegnare la relazione tra lavoratori e organizzazione”, aggiunge.