Il governo Meloni taglia circa 1,2 miliardi alla sanità territoriale: scoppia la protesta
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Direttore: Alessandro Plateroti

Il governo Meloni taglia circa 1,2 miliardi alla sanità territoriale: scoppia la protesta

Giorgia Meloni

Il governo Meloni taglia 1,2 miliardi di euro alla sanità territoriale, scatenando la reazione delle Regioni. Le conseguenze e la reazione.

Il recente taglio di 1,2 miliardi di euro alla sanità territoriale deciso dal governo Meloni ha scatenato una vera e propria rivolta tra le Regioni italiane. Questi fondi, inizialmente destinati alla costruzione e al miglioramento di ospedali e case di comunità, sono stati riassegnati ad altre voci di spesa, lasciando i governatori regionali in una situazione critica.

L’Emilia-Romagna, in particolare, ha espresso forti preoccupazioni attraverso l’assessore alla Salute, secondo quanto riportato da affaritaliani.it e Il Fatto Quotidiano, che ha sottolineato l’impossibilità di portare avanti i progetti già avviati senza questi finanziamenti.

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Giorgia Meloni

Taglio dei fondi alla sanità: un futuro incerto per le regioni

Le case di comunità e gli ospedali di comunità sono strutture fondamentali per la riforma della medicina territoriale prevista dal decreto ministeriale 77 del 2022. Questo decreto mirava a potenziare la sanità locale per garantire un’assistenza più capillare e vicina ai cittadini.

Tuttavia, con la rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), 586 di queste strutture sono state dirottate verso il fondo per l’edilizia sanitaria, gestito dal Tesoro. Questo fondo, pur disponendo di 10 miliardi di euro, non è stato ancora sfruttato adeguatamente dalla maggior parte delle Regioni.

La reazione delle regioni: verso la corte costituzionale

Di fronte a questa situazione, molte Regioni stanno valutando di ricorrere alla Corte Costituzionale per ottenere giustizia e il ripristino dei fondi promessi. La Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto sono tra le poche Regioni che hanno già avviato alcune delle strutture previste. Ma la maggioranza è ancora molto indietro.

La Lombardia, per esempio, ha attivato oltre 90 case di comunità su un totale di 199 previste, mentre l’Emilia-Romagna ne conta 43 su 85. Questo ritardo è preoccupante perché impedisce la piena attuazione della riforma sanitaria territoriale, lasciando molti cittadini senza un accesso adeguato ai servizi sanitari di base.

L’assessore ha dichiarato che senza questi fondi le Regioni sono costrette a rivedere i loro piani e a cercare soluzioni alternative per non lasciare incompiuti i cantieri già aperti. La questione non riguarda solo la costruzione di nuove strutture, ma anche l’organizzazione e il funzionamento delle centrali operative territoriali. Fondamentali per coordinare i servizi sanitari locali.

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ultimo aggiornamento: 1 Luglio 2024 12:50

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