Altro stop al decreto ‘Paesi sicuri’ che riguarda i migranti: il Tribunale di Bologna rinvia tutto alla Corte di Giustizia Europea. Rabbia della Meloni.
Nuovo stop al decreto ‘Paesi sicuri‘. Il Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea il decreto del governo Meloni in cui l’esecutivo aveva stilato una lista degli Stati considerati ‘sicuri’ ai fini delle richieste d’asilo per i migranti. L’elenco dovrebbe fare in modo che chi proviene da questi Paesi possa sempre essere sottoposto alla procedura rapida per la richiesta d’asilo.
Migranti, Tribunale di Bologna rinvia il decreto alla CGUE
Altre grande da risolvere per il governo Meloni. Infatti, il nuovo decreto legge sui ‘Paesi sicuri’ ha visto in queste ore la sezione immigrazione del tribunale di Bologna ritenere “sussistenti” i presupposti per un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per chiedere quale sia il parametro “sulla cui base debbono essere individuate le condizioni di sicurezza che sottendono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro”.
Allo stesso tempo, i giudici hanno chiesto alla Corte di Giustizia Ue se “sussista sempre l’obbligo per il giudice nazionale di non applicare” le disposizioni nazionali in caso di contrasto con la direttiva 32/2013, che riguarda le procedure comuni “ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione”.
La citazione della Germania nazista
Nel rinvio del decreto, i giudici hanno contestato l’idea che per considerare uno Stato “sicuro” sia sufficiente considerare come vive la maggioranza della popolazione. Il Tribunale ha personi fatto un esempio piuttosto forte sottolineando che con tale criterio anche la Germania nazista sarebbe stata un Paese sicuro: “Era un Paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca: fatti salvi gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari, oltre 60 milioni di tedeschi vantavano una condizione di sicurezza invidiabile. Lo stesso può dirsi dell’Italia sotto il regime fascista”.
Questa situazione ha generato ovviamente la rabbia del governo italiano ed in particolare della Premier Meloni che, come riportato anche da Open, sarebbe decisamente furiosa con “le toghe rosse che remano contro il governo e il paese”. Le 25 pagine dell’ordinanza sarebbero “la prova che i giudici cercano strumentalmente lo scontro con il governo”, i virgolettati ripresi ancora da Open.