Crisi politica in Francia: lo spread OAT-Bund ai massimi dal 2012 e i rendimenti dei titoli di Stato pari a quelli della Grecia.
La Francia sta vivendo una fase di grande instabilità economica e politica, che sta avendo ripercussioni pesanti sui mercati finanziari. Lo spread tra i titoli di Stato decennali francesi (OAT) e i Bund tedeschi è salito a 90 punti base, un record dal 2012, mentre i rendimenti dei titoli francesi hanno toccato il 3,03%, raggiungendo i livelli dei titoli di Stato della Grecia.
Crisi politica in Francia: spread ai livelli della Grecia
Questa situazione di incertezza è legata alla fragilità del governo di Michel Barnier, che rischia di cadere a causa dell’opposizione al piano di bilancio da 60 miliardi di euro. Gli investitori temono che l’impasse politica possa degenerare in una crisi più ampia, portando la Francia in uno scenario simile a quello vissuto dalla Grecia durante la crisi del debito sovrano.
Anche la Borsa di Parigi riflette questo clima di sfiducia. L’indice CAC 40 è sceso dello 0,73%, raggiungendo i minimi annuali. Rispetto ad altri paesi europei come Spagna e Portogallo, la Francia appare particolarmente vulnerabile, con rendimenti dei titoli di Stato superiori al 3%, mentre quelli spagnoli e portoghesi si mantengono al di sotto di tale soglia.
Ripercussioni sull’Eurozona e prospettive per il futuro
La crisi politica francese non rappresenta solo un problema interno, ma ha ripercussioni sull’intera eurozona. Il rischio percepito dagli investitori sta influenzando il valore dell’euro, rendendolo più debole rispetto alle altre valute globali. Inoltre, la situazione della Francia, unita alle difficoltà economiche della Germania, mina ulteriormente la stabilità dell’Unione Europea.
Gli analisti temono che lo spread possa continuare a crescere, soprattutto se Marine Le Pen e le opposizioni di sinistra decidessero di appoggiare una mozione di sfiducia contro il governo Barnier. Intanto, il parallelo con la Grecia diventa sempre più stringente: il rapporto debito/PIL della Francia è previsto al 112,4% nel 2024, il secondo più alto nell’UE, e le prospettive di riduzione del deficit appaiono poco realistiche.