Sciopero generale a Torino: scontri e proteste contro il governo. Salvini condanna i disordini e chiede provvedimenti contro i colpevoli.
Il 29 novembre, lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil è sfociato in disordini a Torino, trasformandosi in una manifestazione carica di tensione politica. Tra i partecipanti si sono uniti centri sociali e attivisti pro-Palestina, dando vita a episodi di forte provocazione e violenza anche contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Scontri a Torino, Salvini interviene
Durante lo sciopero generale sono state bruciate le immagini dei politici: foto della premier Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto e del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini sono state incendiate, accompagnate da cori che ne chiedevano le dimissioni.
E ancora:
- Occupazione dei binari: un gruppo di manifestanti ha bloccato la stazione di Porta Susa, simbolo delle proteste torinesi.
- Scontri con la polizia: vicino alla stazione di Porta Nuova, i manifestanti hanno cercato di sfondare i cordoni delle forze dell’ordine, che hanno risposto con manganellate. I contestatori hanno reagito con calci, pugni e aste delle bandiere.
Il vicepremier Matteo Salvini, in una nota diffusa dalla Lega, ha espresso una ferma condanna per quanto accaduto: “Non sono manifestanti ma delinquenti, e i delinquenti meritano la galera”.
Salvini ha sottolineato la necessità di identificare i responsabili e ha difeso l’operato delle forze dell’ordine, rimaste coinvolte negli scontri.
Un clima di alta tensione
Le proteste di Torino rappresentano un nuovo capitolo nelle tensioni tra cittadini, forze politiche e istituzioni.
Tra i manifestanti, alcuni indossavano maschere raffiguranti Salvini, con simboli provocatori come un naso da maiale e un cartello recante la scritta: “Decido io come e quando scioperare”, in riferimento alla riduzione della durata dello sciopero da 8 a 4 ore, decisa dal ministero dei Trasporti.
Come evidenziato dai cori contro la TAV Torino-Lione, questa protesta si inserisce in un contesto più ampio di dissenso verso le politiche infrastrutturali e di governo.