Non poteva mancare il commento di Vittorio Feltri sul recente caso Prodi-giornalista con la “tirata di capelli” diventata pubblica.
Romano Prodi ha chiesto scusa dopo le note vicende legate alla giornalista Lavinia Orefici e la “tirata di capelli”. Eppure, il caso è ancora sulla bocca di tutti. In questo senso non ha fatto mancare il suo pungente commento Vittorio Feltri che, tramite il proprio editoriale per Il Giornale, ha espresso indignazione per l’accaduto.

Feltri e il caso Prodi-giornalista
Rispondendo ad un lettore de Il Giornale come sempre nel suo editoriale, Vittorio Feltri ha spiegato quale sia il suo pensiero sulla vicenda che ha coinvolto Romano Prodi e il suo gesto alla giornalista Lavinia Orefici, vittima di una tirata di capelli.
“Dare una carezza è un gesto di affetto, tirare i capelli è un atto truculento”, ha esordito il giornalista. “Nel caso specifico, Romano Prodi è stato incapace di contenere la sua rabbia, l’insofferenza davanti ad una giornalista la quale, facendo nient’altro che il proprio mestiere, ha posto una domanda assolutamente lecita, nemmeno provocatoria, ad un politico navigato, ad un uomo delle istituzioni che non può e non deve permettersi, a prescindere dalla sua età, che non costituisce attenuante bensì aggravante di una condotta ingiustificatamente violenta, di scadere in comportamenti di questo tipo, ossia abusanti. E lo ripeto: abusanti”.
Feltri ha poi ipotizzato se al posto di Prodi ci fosse stato lui o Romano La Russa: “[…] Credi che i sedicenti democratici avrebbero adottato la medesima clemenza, sottolineando che sono anziano e che ho agito da nonno? […]”.
Cosa lo ha indignato di più del caso
Il giornalista ha poi rincarato la dose: “[…] Quello che mi ha davvero indignato non è stato nemmeno il gesto di sopraffazione sulla giornalista, che avrei potuto perdonare qualora Prodi avesse chiesto scusa. Quello che mi ha davvero indignato è stato il moto di arroganza di questo signore qui, il quale, davanti all’evidenza, se ne è uscito fuori con frasi del tipo: ‘Io sono io e voi non siete un cazzo'”.
Nella conclusione dell’editoria, poi, Feltri se l’è presa con tutti i democratici: “Che classe possiedono questi democratici! E quanta coerenza, la coerenza di chi vede violenza maschile ovunque ma non è in grado di vederla quando la vera violenza viene indirizzata e colpisce chi è considerato di destra o quando l’autore della violenza medesima è uno di loro, un progressista”.