La visita di Giorgia Meloni a Washington, commentata da Mario Monti su ilgiornale.it, è un successo strategico.
Negli ultimi anni, lo scenario geopolitico occidentale è stato profondamente trasformato, ne commenta la situazione anche il professore Monti su ilgiornale.it. L’America di Donald Trump ha infranto molte certezze dell’ordine liberale, indebolendo la leadership storica degli Stati Uniti e favorendo una nuova stagione di incertezze. Allo stesso tempo, l’Unione Europea ha cercato di consolidare la propria identità, spesso in contrasto con l’agenda trumpiana.

Un contesto internazionale complesso
In questo panorama, l’Italia ha avuto un ruolo altalenante, cercando una sintesi tra l’identità europea e il legame storico con Washington. Ecco perché la recente visita di Giorgia Meloni nella capitale americana ha destato grande interesse, dentro e fuori i confini nazionali.
Il doppio asse Meloni: Washington e Bruxelles
A offrire una lettura autorevole della missione è stato Mario Monti, in un’intervista rilasciata a ilgiornale.it. L’ex premier ha definito l’incontro tra Meloni e Trump «un bel successo politico, per lei e per l’Italia», evidenziando la delicatezza della posizione italiana in questo momento storico.
Monti ha spiegato di aver auspicato che Meloni «non trattasse con Trump la questione spinosa dei dazi», ma che utilizzasse il legame personale per trasmettere un messaggio chiaro: «l’Ue non è nata contro gli Stati Uniti bensì con il loro favore» e che «per i dazi e altri temi è con la Ue che l’Amministrazione Trump dovrà trattare». Il giudizio complessivo è positivo: «proprio nel luogo delle massime tentazioni, la più autorevole trumpiana d’Italia e d’Europa si sia posizionata nella lealtà europea».
Il risultato più sorprendente? Meloni è riuscita a rafforzare i suoi legami sia con Donald Trump sia con Ursula von der Leyen, come sottolinea Monti: «Non era facile, ci è riuscita, la sua statura politica ne trae vantaggio». In un mondo spaccato, la premier italiana si propone ora come punto di equilibrio tra atlantismo e appartenenza europea. Una sfida che, se confermata, potrebbe ridefinire il ruolo dell’Italia nei prossimi anni.