Il documento programmatico della Farnesina esclude i satelliti di Elon Musk dalla strategia di difesa, le ragioni dietro la scelta di Tajani.
Nel contesto geopolitico attuale, l’autonomia strategica europea è diventata un obiettivo centrale nelle agende politiche dei principali stati membri dell’UE, Tajani lo sa bene. Tra guerre, crisi economiche e cambiamenti negli equilibri internazionali, la necessità di un’Europa più indipendente anche nel settore della difesa è diventata sempre più pressante. Il tema è al centro di dibattiti politici, investimenti miliardari e documenti strategici.

Un’Europa più autonoma nella difesa spaziale
Uno di questi documenti, recentemente diffuso dalla Farnesina, getta nuova luce sulla direzione che il governo italiano intende seguire. È la «Direttiva generale per l’azione amministrativa e per la gestione dei Centri di Responsabilità del ministero degli Esteri» per il 2025. Lungo 38 pagine, il documento non solo analizza il ruolo dell’Italia nella NATO e nel sostegno all’Ucraina, ma pone anche l’accento su una questione più silenziosa, ma altrettanto strategica: il controllo dello spazio.
La scelta strategica di Tajani: niente Starlink, sì a Eutelsat
In un momento in cui gli Stati Uniti, con il ritorno di Donald Trump, sembrano voler ridefinire i propri rapporti internazionali, l’Italia sceglie una via cauta ma decisa. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani esclude infatti la possibilità di affidarsi ai satelliti Starlink di Elon Musk per la difesa europea e italiana. La ragione? Evitare eccessive dipendenze da attori extraeuropei in un settore cruciale come quello dell’aerospazio.
Nel capitolo dedicato alla “Diplomazia per la crescita e la promozione integrata”, il documento sottolinea l’intenzione di «sostenere le collaborazioni strategiche sia in sede europea, sia con i principali partner internazionali, e fornire assistenza per l’internazionalizzazione della filiera dell’industria dello spazio». E ancora, si legge che «nel contesto europeo occorrerà lavorare per l’autonomo accesso allo spazio, la strategia dell’Ue nello spazio e lo sviluppo dei programmi di ricerca».
Un chiaro segnale, dunque, di priorità all’industria spaziale europea e al rafforzamento del cosiddetto “pilastro europeo” della NATO. Con questa posizione, l’Italia di Tajani sceglie consapevolmente di puntare su Eutelsat, rinunciando a un investimento da 1,5 miliardi in Starlink per sostenere «le aziende italiane e le loro attività con investimenti e interessi in Paesi extra-Ue» e rafforzare «l’industria europea della Difesa».