Il leader di Azione, Carlo Calenda, critica duramente il Dfp in Senato: “Documento inesistente, privo di una visione di Paese”.
Negli ultimi mesi, il clima politico italiano è stato segnato da un acceso dibattito sulle strategie economiche del governo, Calenda riprende un particolare dettaglio. In particolare, l’attenzione si è concentrata sul Documento di economia e finanza (Dfp), strumento fondamentale per delineare le politiche di bilancio e sviluppo del Paese. La discussione si è intensificata durante le dichiarazioni di voto al Senato, dove le principali forze di opposizione hanno espresso critiche severe.

Un contesto politico di crescente tensione
Molti osservatori sottolineano come il contesto economico internazionale, caratterizzato da instabilità e rischi recessivi, richieda una pianificazione attenta e una visione chiara. È proprio su questo punto che sono emerse le divergenze più profonde tra maggioranza e opposizione. Le aspettative erano alte: il Dfp avrebbe dovuto rappresentare non solo un insieme di numeri, ma anche un progetto credibile per il futuro dell’Italia.
Le dure critiche di Carlo Calenda
Proprio in questo quadro si inserisce l’intervento di Carlo Calenda, leader di Azione, che ha duramente contestato il contenuto del Dfp. Durante le dichiarazioni di voto al Senato, Calenda ha affermato: “Questo documento è totalmente insussistente, non è attuale, prevede una crescita inutile, è del tutto evidente che questo documento non esiste, non è vero che non riconosciamo niente, riconosco una disciplina sull’austerità straordinaria”.
Con queste parole, Calenda ha riconosciuto l’impegno del governo nel mantenere i conti in ordine, ma ha evidenziato un problema più profondo: l’assenza di una progettualità chiara. “Il problema oggi non è riconoscere che avete tenuto i conti in ordine, lo avete fatto, il punto è che qui dentro non c’è una idea del Paese” ha aggiunto, sottolineando la mancanza di una direzione strategica.
Il leader di Azione ha poi lanciato un monito all’esecutivo, dichiarando: “Noi siamo già in recessione, possiamo discutere di cosa fare? Alla presidente Meloni abbiamo chiesto di aprire un tavolo di emergenza nazionale ma non abbiamo avuto risposta”. Un appello rimasto, finora, senza riscontro, che alimenta ulteriormente il dibattito sulla gestione della crisi economica in atto.