Vittorio Sgarbi non sarà processato per diffamazione: la Camera risponde troppo tardi e il tribunale di Firenze dichiara il caso estinto.
Dopo il “giallo” sulla foto scattata dopo le dimissioni dall’ospedale, un’altra vicenda giudiziaria finisce per spegnersi intorno alla figura di Vittorio Sgarbi. Stavolta, al centro della scena, c’è il procedimento civile per diffamazione promosso da Mariarita Signorini, presidente di Italia Nostra.
Il caso, come scritto da Virgilio.it, è stato dichiarato estinto dalla giudice del tribunale di Firenze a causa dei tempi lunghissimi con cui la Camera dei deputati ha risposto alla richiesta di autorizzazione al processo.

Il caso di Mariarita Signorini e le parole di Vittorio Sgarbi
La controversia, spiega Virgilio, ha avuto origine durante una trasmissione radiofonica di Radio Radicale, andata in onda il 19 ottobre 2019. In quell’occasione, Vittorio Sgarbi prese parte a un dibattito con Mariarita Signorini sull’opportunità di trasferire l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al museo del Louvre di Parigi.
Un confronto acceso, durante il quale il critico d’arte pronunciò una serie di espressioni offensive rivolte alla presidente di Italia Nostra, definendola “oca giuliva, demente, morta di sonno, gallina, incapace“. A seguito di queste dichiarazioni, Signorini presentò una richiesta di risarcimento danni per 50mila euro, avviando così un procedimento civile per diffamazione presso il tribunale di Firenze.
Nel valutare la questione, il tribunale ritenne necessario il parere della Camera dei deputati per verificare se tali espressioni potessero rientrare nell’ambito dell’immunità parlamentare.
La lentezza della Camera e la decisione della giudice
La richiesta ufficiale arrivò alla Camera dei deputati nell’ottobre 2022, con una scadenza fissata a 90 giorni per esprimersi. Tuttavia, la risposta da Montecitorio è giunta soltanto il 7 maggio 2025, ben due anni e mezzo dopo. Quando il Parlamento ha finalmente autorizzato il procedimento civile, la giudice ha preso atto del mancato rispetto dei termini previsti e ha decretato l’estinzione del processo.
Nella sua valutazione, la Camera ha comunque stabilito che le parole pronunciate da Vittorio Sgarbi non avevano un “nesso funzionale ammesso nell’esercizio dell’attività di parlamentare“, in quanto dette al di fuori dell’aula e non a Montecitorio. Pertanto, il critico d’arte non era coperto dall’immunità parlamentare e avrebbe dovuto essere processato. Tuttavia, il ritardo della Camera ha reso impossibile proseguire con l’iter legale.