Giorgia Meloni e Emmanuel Macron si riavvicinano per rispondere insieme alla crisi diplomatica tra Europa e Stati Uniti.
Negli ultimi mesi, le relazioni tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti si sono fatte sempre più complesse, lo sa bene anche Giorgia Meloni. Il ritorno sulla scena internazionale di Donald Trump ha rimesso in discussione l’equilibrio transatlantico, facendo vacillare le già fragili strategie comuni europee in materia di commercio e sicurezza. Le cancellerie del Vecchio Continente osservano con crescente preoccupazione l’evoluzione della diplomazia americana, spesso percepita come imprevedibile e orientata a un disimpegno strategico dai teatri europei.

Una crisi che mette a rischio l’unità europea
In questo contesto teso, due protagonisti si trovano a rivedere le loro posizioni: Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. I loro rapporti, finora segnati da differenze ideologiche e tensioni su vari dossier, stanno evolvendo verso un nuovo equilibrio. Non per convinzione politica, ma per necessità geopolitica.
Un’intesa pragmatica per fronteggiare lo stallo
L’occasione che ha riavvicinato Roma e Parigi è arrivata con la recente telefonata tra Trump e Vladimir Putin, un colloquio che ha lasciato l’Europa ai margini delle trattative sull’Ucraina. Il tentativo francese di promuovere un cessate il fuoco e quello italiano di costruire un dialogo commerciale si sono infranti contro la nuova linea dura della Casa Bianca. Da qui, la consapevolezza: senza un fronte comune europeo, ogni iniziativa è destinata a fallire.
Meloni ha compreso che, per mantenere un ruolo centrale nella diplomazia internazionale, è indispensabile superare le rivalità interne all’UE. La conversazione “costruttiva” con Macron ne è la dimostrazione. Nonostante le divergenze, i due leader condividono ora una visione: isolare Mosca e convincere Trump a non abbandonare la partita.
Ed è proprio questo il cuore della notizia: Meloni e Macron stanno costruendo un’alleanza strategica, che può quasi definirsi segreta viste le ultime parole “pubbliche”, fondata non sull’affinità ma sulla comune urgenza di preservare il ruolo dell’Europa nel dossier ucraino. Un’intesa che, pur fragile, rappresenta oggi l’unico argine alla dissoluzione della mediazione occidentale. La posta in gioco è alta e il tempo stringe: l’Europa non può permettersi di restare divisa.