Omicidio Willy, Gabriele Bianchi si difende in un libro
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Omicidio Willy, Gabriele Bianchi si difende in un libro scritto in carcere

mani di uomo in carcere dietro le sbarre

Gabriele Bianchi, condannato per l’omicidio di Willy, pubblica un libro dal carcere per raccontare la sua verità.

Nelle ultime ore, è arriva la notizia di una svolta sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, ma intanto un altro caso giudiziario torna sotto i riflettori: l’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Uno dei fratelli condannati, Gabriele Bianchi, ha pubblicato un libro scritto dal carcere di Rebibbia.

Nelle sue pagine, intitolate La verità che nessuno vuole accettare, l’autore sostiene con forza di non essere colpevole e di essere stato travolto da un processo costruito dai media.

torre del carcere

Omicidio Willy, Gabriele Bianchi proclama la sua innocenza in un libro

Gabriele Bianchi si trova in carcere da quasi cinque anni, come riportato da Leggo, condannato a 28 anni per la morte di Willy Monteiro Duarte.

Dalla sua cella, ha deciso di scrivere un libro di settanta pagine per raccontare la sua versione dei fatti. “Io sono Gabriele Bianchi, uno dei fratelli Bianchi, carcerato da quasi 5 anni, condannato per un crimine che non ho commesso“, scrive nella prefazione. Nel testo, afferma che il suo processo è stato segnato da una narrazione già costruita.

Solo leggendo il mio libro capirai che pochi secondi possono cambiarti la vita per sempre. E che un innocente può finire all’inferno senza aver peccato…” – e ancora – “Non sono un assassino senza cuore, un mostro senza anima che ha pestato a morte un ragazzo. Io non ho ucciso nessuno“.

Come è cambiata la sua vita in questi anni

Nel libro, aggiunge Leggo, Gabriele Bianchi racconta anche la trasformazione vissuta negli ultimi anni. “Negli ultimi quattro anni della mia vita, ho visto sgretolarsi le certezze che credevo incrollabili. Affetti che pensavo eterni si sono dissolti nel vento, amori che reputavo indistruttibili si sono trasformati in ricordi sfocati“.

Una delle immagini più toccanti è quella dell’incontro con il figlio. “Sono stato rapito dalla dolcezza dello sguardo di mio figlio, in una fredda saletta di colloqui del penitenziario, dove il tempo sembrava fermarsi solo per noi. Nei suoi occhi ho visto riflessa la mia stessa voglia di riscatto“, ha scritto. Il racconto si chiude con un desiderio di rinascita: “Perché anche le storie più buie meritano una luce in fondo al tunnel“.

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ultimo aggiornamento: 20 Giugno 2025 17:51

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