Dall’espulsione da un hotel al sostegno di Berlusconi, il rapporto con Francesca Pascale e Vladimir Luxuria: parla Alessandro Cecchi Paone.
Mentre il mondo della musica è in ansia per l’assenza misteriosa di Tiziano Ferro, in un’intervista a Leggo, Alessandro Cecchi Paone si apre come mai prima d’ora e presenta il suo primo libro autobiografico, I colori della libertà, edito da Piemme. All’interno del testo racconta un aneddoto avvenuto in un hotel, di Silvio Berlusconi, il rapporto con Francesca Pascale e Vladimir Luxuria.

“Mi hanno cacciato da un hotel perché pensavano fossi un etero guardone”
Un aneddoto che solo Alessandro Cecchi Paone potrebbe raccontare con tale leggerezza e ironia è quello accaduto a Mykonos, in un albergo da cui fu espulso perché scambiato per un voyeur eterosessuale.
“A salvarmi fu una drag queen: in realtà era un meccanico di Livorno“, ricorda. Era il periodo in cui aveva da poco fatto coming out, e paradossalmente si ritrovò a subire discriminazioni proprio da chi pensava potesse comprenderlo meglio: “Mi sono sentito escluso dai discriminati“.
Il libro ripercorre anche il momento del coming out: “Avevo paura di fare del male a mia moglie, ma anche di farne a me stesso se fossi rimasto in silenzio“, racconta. La reazione dei genitori fu di incredulità più che di rifiuto. “Non erano religiosi né reazionari, ma era qualcosa di nuovo per loro“, spiega.
Il gesto di Berlusconi, il rapporto con Pascale e Vladimir Luxuria
Nel racconto trovano spazio figure importanti come Francesca Pascale, che firma la prefazione del libro, e Vladimir Luxuria, con cui oggi è legato da una profonda amicizia. Sul fronte televisivo, racconta la chiusura della Rai, “a causa della Chiesa, quella prima di Bergoglio“, e l’accoglienza invece ricevuta da Mediaset. “Berlusconi mi volle in ogni suo programma. Era il suo modo per dire: ‘Riconosciamo la comunità LGBTQ+’“, racconta.
Inoltre, sempre per merito dell’ex premier è nato il legame con la Pascale: “Nel 2004, dopo il mio coming out pubblico, fu Berlusconi a riunirci a pranzo ad Arcore. Mi disse: ‘Non è una battaglia solo della sinistra. Il centrodestra non deve ignorare né ostacolare. Ti affido a Francesca‘. Andammo insieme a Napoli, lei prese le tessere di Arcigay, Arcilesbica, in mezzo alla folla. All’epoca solo Silvio e la famiglia sapevano della sua bisessualità. Fu un segnale chiaro: da soli non si vince“.