Coloni israeliani interrompono una diretta Rai, minacciando la giornalista del Tg3 Lucia Goracci e l’operatore. Reazioni da Usigrai e Tg3
Mentre Matteo Salvini è furioso per la recente sentenza della Corte dell’Ue, un altro fronte di tensione si accende in Medio Oriente, dove la giornalista del Tg3 Lucia Goracci è stata protagonista di un grave episodio di intimidazione in Cisgiordania. Il fatto è avvenuto durante un servizio nei pressi dell’insediamento di Carmel, a sud di Hebron.

Lucia Goracci minacciata in Cisgiordania: la diretta interrotta
Il 29 luglio, come riportato da L’Ansa, Lucia Goracci e l’operatore Ivo Bonato stavano effettuando un servizio nelle colline a sud di Hebron, vicino all’insediamento israeliano di Carmel. Durante la diretta, la giornalista ha riferito: “Ci sono dei coloni che stanno cercando di impedirci di fare questa diretta, per ora solo usando i clacson“.
La situazione si è però aggravata rapidamente: “Uno di loro ci ha chiuso la via d’uscita con il suo pick-up. Ha cominciato a sgommare. Alla fondina aveva una pistola“, ha raccontato la Goracci in un’intervista a La Repubblica.
L’uomo, dopo aver bloccato il passaggio, ha fotografato i due giornalisti e ha voluto sapere chi fossero. Riconosciuta la giornalista, ha iniziato ad accusarla apertamente: “Tu sei appena stata nel villaggio palestinese“. Ha poi continuato ripetendo: “Liar, friend of filastin“, ovvero “Bugiardi, amici dei palestinesi“.
La solidarietà dall’Usigrai e il Tg3
Immediate le reazioni del sindacato dei giornalisti Usigrai, che ha espresso la sua solidarietà ai due inviati: “Siamo accanto a Lucia Goracci e all’operatore Ivo Bonato aggrediti mentre stavano lavorando sul campo in Cisgiordania“. Nella nota, aggiunge L’Ansa, si sottolinea l’importanza del lavoro degli inviati, “a patto che venga tutelata l’incolumità dei giornalisti“.
Anche il comitato di redazione del Tg3 ha preso posizione, condannando l’episodio e definendo “esemplare” la reazione della collega. Il cdr ha inoltre rinnovato “la pressante richiesta al Governo israeliano di tutelare il lavoro di chi cerca di raccontare quello che sta accadendo in quei territori e di consentire l’accesso nella Striscia di Gaza“.