Intervistato da Il Foglio, Calenda invita Schlein e altri leader del centrosinistra in Ucraina per riaffermare i valori della Resistenza.
Nel pieno della crisi internazionale generata dalla guerra di aggressione russa contro Kyiv, Carlo Calenda rilancia un messaggio chiaro e carico di significato politico. In un’intervista rilasciata al Il Foglio, il leader di Azione propone un gesto concreto ai leader del centrosinistra: un viaggio comune in Ucraina. L’obiettivo non è solo simbolico, ma profondamente politico: secondo Calenda, è giunto il momento di dissipare ogni ambiguità sulla posizione del centrosinistra italiano nei confronti del conflitto.

“Andiamo tutti insieme in Ucraina”
Calenda esordisce con una proposta esplicita: “Faccio una proposta chiara e diretta a Elly Schlein, Matteo Renzi, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: andiamo tutti insieme in Ucraina.” Il messaggio è rivolto soprattutto alla segretaria del Partito Democratico, che secondo lui dovrebbe cogliere l’occasione per ribadire la fedeltà del partito ai valori fondanti della sinistra. “Mi rivolgo a Schlein. Perché così potrà far vedere e dimostrare che il Partito democratico non ha abdicato ai propri valori a un tale livello da disconoscere anche quelli della Resistenza. Che oggi è la resistenza di Kyiv.” Come riportato da ilfoglio.it
Con queste parole, Calenda lancia una sfida morale e politica: dimostrare che la solidarietà verso l’Ucraina non è solo retorica, ma può e deve diventare azione concreta.
Solidarietà concreta e valori europei
“Siccome io ho comunque in programma ogni anno di tornare in Ucraina, allora dico ai leader del centrosinistra di venire anche loro.” Con questo invito, Calenda richiama l’importanza di una presenza fisica per confermare la vicinanza a Kyiv. “La solidarietà non deve essere un atto astratto, ma un impegno visibile. Per rendere tangibile una solidarietà che sia anche fisica, innegabile, fortissima.”
Infine, una frecciatina a Giuseppe Conte: “A Conte non serve rivolgere l’invito, perché so già come la pensa.” Una frase che suona come una provocazione ma che, nel contesto, sottolinea la volontà di distinguere le posizioni politiche.