Il presidente Sergio Mattarella ha firmato quattro decreti di grazia: ecco i nomi dei condannati e i motivi delle decisioni.
Mentre Zelensky ha avvertito l’ONU sulla volontà di Putin di espandere la guerra, in Italia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha esercitato il potere di grazia. Questo è previsto dall’articolo 87, comma 11 della Costituzione. Con la firma di quattro decreti, come riportato da L’Ansa e il Corriere, il Capo dello Stato ha accolto il parere favorevole espresso dal Ministro della Giustizia al termine della necessaria istruttoria. Ecco, a seguire, i nomi e le motivazioni.

Sergio Mattarella firma quattro decreti di grazia: i casi di Gabriele Finotello e Massimo Zen
Il primo caso è quello di Gabriele Finotello, classe 1991, condannato a nove anni e quattro mesi per l’omicidio volontario del padre. Il fatto è avvenuto nel febbraio del 2021. La grazia concessa dal presidente Sergio Mattarella ha estinto l’intera pena residua di quattro anni e tre mesi.
Il Quirinale ha sottolineato che “il Capo dello Stato ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal Procuratore Generale e dal Magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato e del particolare contesto in cui è maturato l’episodio delittuoso, caratterizzato da ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari“.
Il secondo provvedimento riguarda Massimo Zen, nato nel 1971, condannato a nove anni e sei mesi per omicidio volontario e cognizione illecita di comunicazioni, reati commessi nel 2017. La grazia ha ridotto la pena di tre anni e tre mesi. “Il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, dell’intervenuto risarcimento del danno, nella somma concordata con i congiunti della vittima, e delle condizioni di salute del condannato“. Dopo il provvedimento, la pena residua non supera i quattro anni, soglia che permette l’eventuale accesso all’affidamento in prova al servizio sociale.
Gli ultimi due casi di Patrizia Attinà e Strimbu Ancuta
La terza grazia ha riguardato Patrizia Attinà, nata nel 1972, condannata a due anni, otto mesi e venti giorni per furto ed estorsione, commessi tra il 2012 e il 2016. Il Presidente ha estinto l’intera pena residua di due anni. Secondo quanto riportato, “il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, del tempo trascorso dalla commissione dei reati, del perdono concesso dalla persona offesa del reato più grave e delle condizioni di vita e di salute della condannata“.
Infine, è stata concessa la grazia parziale a Strimbu Ancuta, nata nel 1986, condannata a nove anni, sette mesi e diciassette giorni per estorsione e violazione delle norme sugli stupefacenti. La riduzione riguarda un anno e sei mesi di pena. Il Quirinale ha precisato che la decisione è stata presa tenendo conto “del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, del contesto nel quale sono maturati i reati e delle condizioni familiari della condannata, nonché della circostanza che Strimbu, prima del passaggio in giudicato della seconda condanna, stava proficuamente eseguendo la pena detentiva in affidamento in prova al servizio sociale“.