La premier Meloni esige una stima dettagliata dei costi degli scioperi per Gaza. Si parla di quasi un miliardo di euro.
Nel contesto politico attuale, il tema delle mobilitazioni per Gaza e per la Flotilla assume un significato non solo simbolico, ma anche economico e istituzionale. Durante l’ultimo Consiglio dei ministri, la premier Giorgia Meloni ha chiesto ufficialmente di quantificare i costi reali delle proteste: «Voglio sapere quanto costa la mobilitazione. Poi lo spiegherò agli italiani». Una richiesta che arriva dopo l’informativa del vicepremier Matteo Salvini e che apre un nuovo fronte nel rapporto tra governo e sindacati.
Secondo le stime riportate da Il Giornale e riprese da Open, una giornata di sciopero nel solo comparto sanitario provoca la cancellazione di oltre 1,2 milioni di prestazioni, tra cui circa 15.000 interventi chirurgici e 100.000 visite specialistiche, per un valore di almeno 579 milioni di euro. A questo si aggiungono i danni economici causati dai blocchi ferroviari (stimati in circa 260 milioni) e dalle interruzioni nei porti, nella scuola e nella pubblica amministrazione, che potrebbero valere altri 130 milioni. Il costo della sicurezza chiude il conto, portando il totale vicino al miliardo di euro.

Le proposte di Salvini e la reazione della maggioranza
Matteo Salvini ha colto l’occasione per rilanciare la proposta di introdurre caparre preventive a carico degli organizzatori dei cortei, per coprire eventuali danni pubblici, e per inasprire le sanzioni in caso di scioperi illegittimi. Le sanzioni attuali, ferme al 1990, vanno da 2.500 a 50.000 euro. La Lega chiede di alzare il minimo a 10.000 euro. Tuttavia, la proposta incontra ostacoli: Forza Italia è contraria e anche la stessa Meloni, pur interessata a una strategia di comunicazione pubblica, si è mostrata scettica per via dei possibili intoppi giuridici.
Il nodo politico: Landini nel mirino del governo
Secondo ricostruzioni della stampa (La Stampa e Open), nel governo si guarda al segretario della Cgil Maurizio Landini come a un attore politico più che sindacale. Alcuni esponenti dell’esecutivo parlano apertamente di una strategia per «smascherare» la Cgil agli occhi dell’opinione pubblica. Il rischio, secondo loro, è che Landini stia usando le piazze per indebolire l’esecutivo. Tuttavia, la mobilitazione sindacale gode ancora di ampio consenso, con adesioni superiori al 70% secondo Cgil e Uil. Il governo, però, contesta questi numeri e li definisce gonfiati, soprattutto nel settore pubblico.
La richiesta di Meloni punta a trasformare un tema sociale e politico in una questione di trasparenza economica: rendere visibile il costo delle proteste agli occhi degli italiani. Se davvero si confermasse una spesa vicina al miliardo, la prossima legge di bilancio potrebbe contenere norme più rigide per chi manifesta.