Secondo la classifica di Forbes, la Meloni rientra fra le donne più potenti al mondo. Per la Premier è un risultato straordinario.
La Meloni ha ottenuto un risultato straordinario. Dopo essere stata elogiata da Pier Silvio Berlusconi, la Premier ha ricevuto un altro attestato di stima che certamente non dimenticherà. Secondo Forbes, colei che sta a capo del governo italiano rientra di diritto fra le donne più potenti al mondo. Nonostante il lieve calo di posizione rispetto allo scorso anno, la politica nostrana ha comunque mantenuto pressochè intatto il suo alto grado di prestigio.

Ecco le donne più potenti al mondo
Secondo Sky Tg 24, il primo posto nella classifica di Forbes è occupato da Ursula von der Leyen, a capo dell’Unione Europea. La seconda posizione è invece occupata da Christine Lagarde, a sua volta a capo della Banca Centrale Europea. Completa il podio Sanae Takaichi, prima ministra del Giappone.
Subito dopo queste tre figure di spicco, ecco che si può leggere il nome della Premier italiana. L’anno scorso, nel 2024, la Meloni si trovava al terzo posto in classifica. Quest’anno c’è stato un breve calo, ma nulla di significativo.
Il commento di Forbes su Giorgia Meloni
La popolare rivista finanziaria, ha descritto così Giorgia Meloni: “Ha assunto la guida del governo italiano il 22 ottobre 2022, diventando la prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio nella storia repubblicana; oltre al ruolo istituzionale, è anche leader di Fratelli d’Italia, il partito della destra nazionale che contribuì a fondare nel 2012“.
Aggiungendo poi: “Il suo percorso politico è iniziato molto presto: a soli quindici anni aderì al movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano, formazione nata dall’eredità politica dei sostenitori di Benito Mussolini e spesso definita di ispirazione ‘neofascista’. Nel panorama europeo Meloni è considerata una delle figure più influenti dell’area nazional-conservatrice e ha portato avanti una linea programmatica imperniata su valori sociali tradizionali, forte contenimento dell’immigrazione e un’impostazione economica orientata al protezionismo“.