A112 Abarth: la risposta firmata Autobianchi alla Mini Cooper

A112 Abarth: la risposta firmata Autobianchi alla Mini Cooper

La A112 Abarth della Autobianchi ha segnato un’epoca, contrastando la presenza della Mini Cooper e imponendosi per quindici anni sul mercato nazionale.

La A112 Abarth è un modello di utilitaria sportiva prodotta dalla Autobianchi tra il 1971 ed il 1985. La versione progettata da Carlo Abarth esordì due anni dopo il debutto della prima serie della A112 che rappresentava, in tutto e per tutto, la risposta italiana alla Mini Cooper ed in particolare alle serie MK2 ed MK3 che stavano spopolando anche sul mercato italiano alla fine degli Anni Sessanta.

Il progetto di Carlo Abarth

Nel 1969, nel corso del Salone dell’Auto di Torino, la Autobianchi presentò la A112, una berlina compatta (3.23 metri di lunghezza) due volumi che incontrò fin da subito il favore del pubblico. Immessa sul mercato al prezzo di un milione e trecentomila lire, rappresentò una più che valida alternativa alla Cooper che la Mini produceva in Italia negli stabilimenti della Innocenti, allo scopo di aggirare i dazi doganali.

Sulla scorta del successo della versione del 1969, già nel 1970 Carlo Abarth presenta un prototipo al Saloncino dell’Auto Sportiva. Il fondatore dell’azienda omonima (che oggi sopravvive come brand del Gruppo FCA) aveva intenzione di realizzare una linea di auto sportive – destinate a piloti privati – utilizzando parti meccaniche prodotte dalla FIAT. Quest’ultima non prese in considerazione l’idea e le soluzioni caratteristiche del ‘prototipo’ vennero riciclate dalla Autobianchi per una nuova versione (denominata appunto ‘Abarth’) della A112 disegnata da Dante Giacosa. In seguito, la FIAT acquisì la Abarth e dal nuovo sodalizio nacque la FIAT 131 Abarth Rally, un modello da competizione che fece incetta di trofei tra gli anni Settanta e Ottanta.

Scheda tecnica A112 Abarth

La versione Abarth del 1971 presenta gli stessi parametri per quanto concerne gli ingombri:  3.230 mm di lunghezza, 1.480 mm di larghezza e 1.340 mm di altezza. Identico anche l’interasse da 2.038 mm, mentre cambia il peso, con la Abarth più pesante di 20 kg (per una massa a vuoto complessiva di 690 kg). Per il resto, l’assetto da utilitaria compatta a tre porte resta sostanzialmente invariato, così come l’impostazione generale del design, diversificato nel corso del ciclo produttivo della Abarth da piccoli accorgimenti.

Restano tra i punti in comune, invece, la struttura (una scocca metallica autoportante) e l’impianto dei freni, con il disco singolo montato all’anteriore e il freno a tamburo sul posteriore (con tanto di comando idraulico e servofreno). La Abarth offriva, invece, un diverso tipo di sospensioni: il braccio con montante telescopico di tipo McPherson, abbinato ad ammortizzatori idraulici telescopici (anteriore) e quelli a balestra trasversale con bracci longitudinali e ammortizzatori idraulici telescopici sostituirono le sospensioni a bracci triangolari trasversali oscillanti della prima serie della A112 .

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/transaxle/15524924416

Il motore della A112 Abarth

L’unità di trazione rappresenta la vera e sostanziale differenza tra l’allestimento di base e la versione Abarth della A112. La seconda, infatti, porta in dote numerose modifiche alla meccanica del propulsore (dovute al fatto che, nelle intenzioni originali di Carlo Abarth, c’era una serie di auto da corsa).

Al di là della trazione anteriore e della dislocazione del motore (anch’essa anteriore), la versione Abarth del propulsore della A112 presentava caratteristiche molto diverse: ferma restando l’architettura a 4 cilindri in linea, vennero ripensati numerosi elementi fondamentali dell’unità di trazione. L’Abarth venne equipaggiata con un nuovo albero motore realizzato in acciaio nitrurato mentre la distribuzione – pur restando a due valvole – utilizzava un diverso albero a camme. Per aumentare la cilindrata della A112 Abarth e portarla a 982 cc venne incrementata la corsa (da 68 mm a 74 mm). Diverso era anche il sistema di alimentazione: il carburatore monocorpo verticale lasciò il posto ad un carburatore doppio corpo Weber 32 DMTR.

In conseguenza di questo upgrade meccanico, le prestazioni del motore della Abarth risultava più potente: il propulsore aggiornato, infatti, era in grado di erogare più di 60 CV ma si preferì limitarli a 58 CV (14 CV in più della versione del ’69) disponibili ad un regime di 6.600 giri al minuto. Una maggiore potenza coincideva anche con prestazioni migliori e infatti la velocità di punta tocca i 150 km/h (in luogo dei 138 km/h della A112 base). I punti in comune tra i due modelli includono, infine, sia la trasmissione (un cambio manuale a quattro rapporti e retromarcia) e la frizione a secco con disco singolo da 160 mm. Sorprendentemente, un motore più potente ridusse i consumi del 15% ma fece al contempo registrare un aumento dello spazio di frenata, nonostante il potenziamento del sistema frenante.

Le sette serie della A112 Abarth Autobianchi

Il lungo arco di produzione della A112 Abarth vide la Autobianchi aggiornare il modello molte volte nel corso di un quindicennio, tanto da produrre in tutto sette generazioni.

La prima, ovvero la serie di lancio prodotta tra il 1971 ed il 1973, si distingueva soprattutto per la carrozzeria verniciata di rosso con il cofano anteriore dipinto di nero a contrasto. Questa livrea ‘classica’ era abbinata ad un profilo maggiorato dei passaruota ed alla fascia nera che cingeva il profilo inferiore della fiancata.

La seconda serie, presentata al Salone di Ginevra del 1973, non si discosta molto dalla versione precedente: la carrozzeria offre un nuovo paraurti in gomma nera e profili in plastica in luogo delle cornici cromate di calandra e gruppi ottici. Più significative le modifiche degli interni, dove finalmente sono resi disponibili i sedili reclinabili.

Con la A112 Abarth terza serie (1975-77), si registrano aggiornamenti di un certo rilievo anche per ciò che riguarda la meccanica: la prima motorizzazione viene affiancata da una seconda versione potenziata, con cilindrata superiore ai 1.000 cc, una potenza di 70 CV e una velocità di punta che arrivava a 160 km/h. La terza generazione della Abarth fu anche la prima ad essere omologata per una capacità di cinque posti.

Nel 1977, la Autobianchi lancia la quarta serie (1977-79) con la quale viene ‘rottamato’ il motore da 58 CV. L’aggiornamento riguarda quindi principalmente la trasmissione e l’impianto dei freni. Tra le novità di carrozzeria, un accenno di spoiler lungo il margine inferiore del paraurti anteriore e la presenza di una vistosa presa d’aria sul cofano del vano motore. Dal punto di vista meccanico, il 1977 è anche l’anno in cui la Autobianchi adotta una nuova monoscocca (‘B2’).

A partire dalla quinta serie (1979-82), l’upgrade riguarda soprattutto il comfort e l’abitabilità interna. La A112, infatti, patisce da alcuni anni un’agguerrita concorrenza e l’aspetto sportivo passa in secondo piano (anche per questo, lo scorpione Abarth sparisce dalla livrea).

Le ultime due serie, che prolungarono – oltremisura – la vita della A112, registrarono modifiche trascurabili (l’ultima generazione, ad esempio, presentava una fascia catarifrangente a collegare i gruppi ottici posteriori) mentre l’inflazione fece lievitare il prezzo di listino oltre i 9 milioni di lire.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/30797788@N03/5840210917

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/transaxle/15524924416