La nota piattaforma, utile a prenotare sistemazioni per le proprie vacanze, discuterà davanti ad un giudice sulla legge per gli affiti brevi.
Airbnb e la città di New York si siederanno davanti ad un giudice. La famosa piattaforma online legata al turismo, infatti, ha annunciato una causa contro la metropoli nota per i suoi alti grattacieli. Il motivo? Una legge del 2021 che obbliga gli affittuari a registrarsi in città. Il problema è che questa normativa blocca molto spesso gli affitti a breve termine, cioè quelli minori di 30 giorni consecutivi, se i proprietari dell’appartamento non sono presenti fisicamente all’interno dell’abitazione. Questi obblighi, nella causa firmata da Airbnb, vengono definiti come “estremi ed oppressivi“.
“Questa amministrazione – replica Jonah Allon, rappresentante del sindaco di New York – è impegnata a proteggere la sicurezza e la vivibilità della comunità per i residenti, preservare il patrimonio abitativo e garantire che il nostro settore dell’ospitalità possa continuare a riprendersi e prosperare“.
Gli introiti della piattaforma nella Grande Mela
Airbnb ha sicuramente motivazioni valide per essersi schierata contro la città di New York. Una di queste sono i grandi introiti generati proprio grazie ad attrazioni come Central Park e Times Square. Nel 202, Airbnb ha guadagnato grazie agli affitti brevi a New York circa 85 milioni di dollari, netti. Le inserzioni presenti sul sito erano più di 38500. La piattaforma afferma di essere una fonte di reddito supplementare per i newyorkesi ma rappresenta un problema nell’economia immobiliare attuale della Grande Mela. A causa della carenza di unità abitative, secondo i politici americani, gli affitti a breve termine sottraggono case a buon prezzo a chi ne ha realmente bisogno. Per New York, in sostanza, gli annunci di Airbnb sono per “hotel illegali”.