Secondo la Bce, i sussidi pubblici potrebbero rischiare di mantenere alta l’inflazione riducendo la transazione ecologica.
La Banca centrale europea ha esortato i governi dell’Unione Europea a ridurre progressivamente gli aiuti pubblici destinati a mitigare l’impatto del caro bollette, con l’obiettivo di azzerarli entro il 2024. Una raccomandazione che arriva in un contesto di estrema preoccupazione, per quanto riguarda l‘inflazione e la transizione ecologica.
I rischi degli aiuti sulle bollette
A causa della crisi energetica, le aziende e le famiglie riescono con difficoltà a sostenere il caro bollette che grave sulle proprie spalle. Per questo motivo, i governi Ue hanno cercato di risollevare la situazione quanto più possibile, introducendo diversi aiuti pubblici destinati ai soggetti coinvolti.
Ma l’istituto di Francoforte non è per niente d’accordo: i sussidi messi a disposizione dai Paesi membri, secondo quanto dichiarato da Christine Lagarde, a lungo andare potrebbero aumentare l’inflazione. Se gli Stati vogliono che questa diminuisca, allora dovranno evitare che sostegni come quelli sulle bollette spingano in senso opposto, mantenendo alti i prezzi.
Un ostacolo per la transazione ecologica
Inoltre, tali misure potrebbero ostacolare la transizione verso fonti energetiche più sostenibili. La Banca suggerisce che, invece di continuare con i sussidi, sarebbe più opportuno puntare su investimenti che migliorino l’offerta dell’area euro e che “favoriscano le transizioni ecologica e digitale, come previsto dal programma Next Generation EU“.
La Bce raccomanda di ridurre “le misure di sostegno energetico in vigore” entro la fine del 2023, per poi procedere all’azzeramento totale entro il 2024. Questo, per evitare di alimentare ulteriormente le pressioni inflazionistiche a medio termine e di incentivare l’uso di combustibili fossili, che sarebbe dannoso per gli obiettivi di sostenibilità ambientale.
Francoforte ha anche evidenziato un aumento dei rischi per le imprese europee, in particolare per Italia e Germania, che mostrano la quota più alta di imprese considerate “vulnerabili”, a causa della dipendenza dalle misure di sostegno, che, se interrotte bruscamente, potrebbero esporre le aziende a difficoltà maggiori.