Alex Schwazer, ex campione olimpico, rivela il desiderio di entrare nel calcio come preparatore atletico e parla del caso di Jannik Sinner.
Alex Schwazer, ex marciatore altoatesino e medaglia d’oro nella 50 km alle Olimpiadi di Pechino 2008, si prepara a iniziare una nuova fase della sua vita, parla anche di Jannik Sinner. Dopo anni segnati da accuse di doping e battaglie legali, Schwazer, che compirà 40 anni il giorno di Santo Stefano, ha rivelato il desiderio di entrare nel mondo del calcio come preparatore atletico.
Un nuovo inizio per Alex Schwazer
In un’intervista, Schwazer ha spiegato il suo progetto: «Voglio entrare nel mondo del calcio, sono stato un atleta individuale in uno sport di durata, il calcio è uno sport di squadra giocato da singoli. Voglio diventare preparatore atletico, mettere la mia esperienza al servizio di un ambiente nuovo. Voglio uscire dai soliti schemi, credo molto nell’interscambio di opinioni tra varie discipline».
Schwazer vede come fonte d’ispirazione il suo ultimo allenatore, Sandro Donati, noto per il suo impegno nell’antidoping: «È stato un precursore in quello che voglio fare io, ha allenato atleti di sport molto diversi. Questo sta avvenendo sempre più spesso».
Il peso della politica nell’antidoping
Schwazer non ha evitato di parlare delle ombre che hanno segnato la sua carriera e di criticare duramente il sistema antidoping internazionale. Riferendosi al caso recente di Jannik Sinner, ha dichiarato: «Il Clostebol è l’esempio classico di come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi da solo, altri sono morti sportivamente in silenzio, condannati per la stessa sostanza e modalità assai simili. Jannik è certamente innocente e gli innocenti non devono mai prendere squalifiche: ma essere innocenti o no, a livello di giustizia sportiva e antidoping, conta zero. La politica è tutto, in questo mondo».
Schwazer ha inoltre accusato la Federazione di Atletica di non averlo mai sostenuto: «La Federtennis lo difende mentre la Fidal non fece lo stesso con me? La Fidal è sempre rimasta in silenzio per tutelare il resto degli atleti: è una scelta, se alzi la voce possono esserci ritorsioni. E il motivo è sempre quello, c’è troppa politica nello sport».
Nonostante gli anni difficili, Schwazer guarda avanti, ma senza dimenticare il passato: «Gli ultimi 8 anni sono stati molto difficili, ma la mia vita è sempre stata caratterizzata da alti e bassi. A 18 anni ero già convinto di smettere perché mi squalificavano sempre per marcia scorretta, lì stava per finire un sogno. Avevo perso le speranze. In poco tempo sono diventato un marciatore molto forte, è arrivato l’oro di Pechino, poi un susseguirsi di felicità e delusioni e sarà così sempre, è il mio destino». Come riportato da leggo.it