L’allarme di Confcommercio sulla desertificazione commerciale: “Dalle città italiane sono sparite, complessivamente, oltre 77mila attività di commercio al dettaglio e quasi 14mila imprese di commercio ambulante”
Confcommercio lancia l’allarme sulla crisi che sta travolgendo i negozi: dal 2019 sono sparite più di 77.000 attività di commercio al dettaglio. A queste si aggiungono la 14.000 circa imprese ambulanti.
Confcommercio, l’analisi sulla desertificazione commerciale
I dati sono contenuti nel rapporto “Demografia d’impresa nelle città italiane” di Confcommercio.
I dati mostrano una metamorfosi del panorama italiano, con più di 77.000 imprese commerciali al dettaglio che sono sparite dal 2012. L’analisi quindi parte prima dell’inizio dell’emergenza coronavirus e mostra quello che potremmo definire come un problema strutturale.
“Tra il 2012 e il 2020 è proseguito il processo di desertificazione commerciale: dalle città italiane sono sparite, complessivamente, oltre 77mila attività di commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14mila imprese di commercio ambulante (-14,8%); aumentano le imprese straniere e diminuiscono quelle a titolarità italiana; a livello territoriale, il Sud, rispetto al Centro-Nord, perde più ambulanti, ma registra una maggiore crescita per alberghi, bar e ristoranti“, si legge nella nota condivisa sul sito ufficiale di Confcommercio.
Effetto Covid
Dallo studio emerge inevitabilmente anche un effetto Covid, con l’emergenza che ha travolto ogni aspetto sociale ed economico.
Stando a quanto emerge dall’analisi dei dati, nel 2021, nei capoluoghi di provincia e in alcune città di media grandezza si registrerà la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione.
La pandemia ha acuito certe tendenze e ne ha modificate “drammaticamente” altre: nel 2021, solo nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia e altre 10 città di media ampiezza, oltre ad un calo ancora maggiore per il commercio al dettaglio (-17,1%), si registrerà per la prima volta nella storia economica degli ultimi due decenni anche la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione (-24,9%).
Il cambiamento dei centri storici
Confcommercio evidenzia un cambiamento dei centri storici italiani, che dopo la crisi potrebbero essere meno attrattivi dal punto di vista turistico.
“Anche il commercio elettronico, che vale ormai più di 30 miliardi, registra cambiamenti a causa della pandemia: nel 2020 è in calo del 2,6% rispetto al 2019 come risultato di un boom per i beni, anche alimentari, pari a +30,7% e di un crollo dei servizi acquistati (-46,9%). Quindi, città con meno negozi, meno attività ricettive e di ristorazione e solo farmacie e informatica e comunicazioni in controtendenza col segno più. Il rischio di non “riavere” i nostri centri storici come li abbiamo visti e vissuti prima della pandemia è, dunque, molto concreto e questo significa minore qualità della vita dei residenti e minore appeal turistico.
Di seguito la nota di Confcommercio.