Papa Francesco nel nuovo libro affronta temi cruciali: dal possibile genocidio a Gaza alle soluzioni per le crisi migratorie.
Nel suo nuovo libro “La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore“, in uscita in occasione del Giubileo 2025, Papa Francesco affronta diverse tematiche di attualità.
Tra le anticipazioni riportate dal quotidiano La Stampa, emergono parole che invitano alla riflessione sulla situazione di Gaza e sulla crisi delle migrazioni. Ecco cosa ha scritto il Pontefice.
L’appello di Papa Francesco per la Striscia di Gaza
Come scritto dall’Ansa, Papa Francesco non si tira indietro nell’affrontare il dramma che si sta consumando nella Striscia di Gaza, definendolo una crisi umanitaria che richiede attenzione globale.
“A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio“, scrive il Pontefice. Aggiunge poi: “Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali“.
Le migrazioni e la “globalizzazione” della carità
Un altro tema centrale del libro è la sfida delle migrazioni, che Papa Francesco affronta con un appello alla solidarietà globale.
“Nessun Paese può essere lasciato solo e nessuno può pensare di affrontare la questione isolatamente attraverso leggi più restrittive e repressive, talvolta approvate sotto la pressione della paura o in cerca di vantaggi elettorali“, sottolinea.
Il Pontefice, aggiunge l’Ansa, invita alla “globalizzazione della carità e della cooperazione“, per contrastare quella che definisce una “globalizzazione dell’indifferenza“.
La soluzione non può limitarsi a respingimenti o politiche repressive, ma deve includere l’impegno a migliorare le condizioni nei Paesi d’origine dei migranti.
Questo approccio, afferma, deve basarsi su programmi che garantiscano uno “sviluppo autentico“. Con un’attenzione particolare ai bambini, spesso le vittime più vulnerabili di conflitti e ingiustizie.
“Se vogliamo risolvere un problema che tocca tutti noi, dobbiamo farlo attraverso l’integrazione dei Paesi di origine, di transito, di destinazione e di ritorno dei migranti“, conclude.