SiMoT: la rivoluzione nella diagnostica precoce dei tumori e patologie neurodegenerative.
Il mondo della medicina sta per essere rivoluzionato da un piccolo dispositivo palmare chiamato SiMoT. Questo nuovo dispositivo è capace di diagnosticare precocemente tumori e patologie neurodegenerative in soli venti minuti.
Non più grande di una chiavetta USB, è frutto di un’intensa collaborazione tra: il Centro di Innovazione Regionale in Single Molecule Digital Assay, l’Università degli Studi di Bari e l’Università degli Studi di Brescia. Inoltre, hanno anche partecipato anche la Regione Puglia e l’Istituto Tumori di Bari.
Il dispositivo SiMoT: che cos’è?
Dal suo sviluppo iniziale nel 2016, SiMoT è stato sottoposto a una serie di test e miglioramenti che ne hanno accresciuto l’affidabilità e l’efficacia. “Ora“, sottolinea Luisa Torsi, “dobbiamo capire qual è la robustezza del dispositivo e dei dati raccolti“.
SiMoT si distingue per la sua capacità di unire la praticità di un test antigenico, alla precisione di un’analisi molecolare. Il tutto garantendo risultati di sensibilità e affidabilità comparabili. “Lo abbiamo provato sul Covid, sulla Xylella e anche sul tumore del pancreas, in collaborazione con patologi di Düsseldorf, con risultati pazzeschi“, afferma Torsi.
Il dispositivo è economico, rapido e semplice da utilizzare. Sia a casa che nello studio di un medico, richiedendo solo minime quantità di campioni biologici come sangue, saliva o urine.
Una caratteristica unica di SiMoT è la sua capacità di analizzare singole molecole. Sia antigeniche che di DNA, in una goccia di fluido, con un tasso di falsi positivi e negativi inferiore all’1,5%. Il costo stimato per ogni dispositivo si aggira intorno ai 50 euro.
Verso la commercializzazione: sperimentazioni e aspettative
La sperimentazione ufficiale di SiMoT, iniziata il 22 febbraio 2024, verrà monitorata dal Ministero della Salute per validare le sue prestazioni analitiche.
Questo studio, che durerà circa un anno e mezzo, coinvolgerà 50 pazienti e prevede la raccolta di 1500 campioni di sangue, plasma e urine. Ciò al fine di identificare marcatori di tumori ginecologici.
Alessandro Delle Donne, direttore generale dell’Istituto Tumori di Bari, vede in SiMoT un passo verso il futuro: “Un progetto che ci proietta nel futuro e che ci permette di realizzare parte della mission di questo Istituto: l’innovazione tecnologica a servizio degli screening di massa“.