Asfalto: caratteristiche, utilizzi e tipologie principali
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

Asfalto: caratteristiche, utilizzi e tipologie principali

Asfalto

Utilizzato per lo più in ambito stradale, l’asfalto è una miscela di bitumi e minerali presente anche in natura.

L’asfalto è il materiale più diffuso per la realizzazione della pavimentazione stradale, soprattutto per quanto riguarda le tratte extraurbane e autostradali. Ne esistono di vari tipi, che si differenziano gli uni dagli altri per le proprie caratteristiche distintive, spesso legate anche ad una specifica destinazione d’uso od alle condizioni ambientali del luogo in cui vengono adoperati.

Bonus 2024: tutte le agevolazioni

Definizione di asfalto

La versione online de L’Enciclopedia Treccani definisce l’asfalto come “miscela naturale o artificiale di bitume e materie minerali inerti“. Il bitume è una miscela di idrocarburi, derivati dalla distillazione, dall’ossidazione o dal cracking del petrolio, dalla consistenza semisolida e viscoelastica che fa parte dei cosiddetti ‘materiali bitumosi’. La percentuale di bitume può raggiungere il 30%: tale valore, assieme alla componente minerale, determina le caratteristiche fisiche e tecnologiche dell’asfalto.

Dal punto di visto chimico, l’asfalto naturale è composto da carbonato di calcio (presente in una percentuale compresa tra il 50% ed il 90%) e bitume (in genere non oltre il 15%); sostanze volatili e componenti minerali rappresentano la parte restante.

Benché la maggior parte degli asfalti utilizzati per realizzare la copertura delle massicciate stradali – da non confondere con i conglomerati bitumosi – sia prodotto artificialmente, esistono anche giacimenti naturali di asfalto (ve ne sono anche in Italia, in particolare in Abruzzo e Sicilia).

I vari tipi di asfalto

Come detto, di asfalto non ce n’è uno solo. Soprattutto di recente, per via dei diversi ambiti di impiego, le novità non sono di certo mancate. Vediamo di seguito quali sono i vari tipi di asfalto:

  • Asfalto drenante. Denominato anche ‘manto drenante’, si tratta di una miscela ad alta porosità, messa a punto per essere utilizzato in ambito automobilistico. Si tratta di un brevetto italiano, risalente alla fine degli anni Novanta. Uno dei primi test venne svolto a Monza, il 15 marzo del 1999, utilizzando un tratto del vecchio anello ad alta velocità. L’asfalto drenante è permeabile all’acqua, anche in condizioni di pioggia particolarmente intensa: questa caratteristica permette di limitare in maniera sensibile il fenomeno dell’acquaplaning; in aggiunta, assorbendo buona parte dell’acqua che si raccoglie sulla pista, questo tipo di manto permette anche di evitare la formazione della ‘nuvola’ d’acqua al passaggio delle monoposto, che crea molti problemi di visibilità ai piloti. I promotori del brevetto (ACI, ENI e Autodromo) avevano già condotto dei test sperimentali nell’ambito della viabilità ordinaria, in particolare ricoprendo un tratto dell’autostrada Brescia-Venezia con ottimi risultati;
  • Asfalto ecologico. Si tratta, in sostanza, di asfalto ‘riciclato’ ed è un ritrovato molto recente. Denominato anche ‘ecobase’, questa copertura per il manto stradale è costituita dal residuo della fresature di altre coperture stradali che, prima di essere riutilizzato, viene sottoposto ad un processo industriale certificato, in grado di determinare il giusto grado di granulosità. Al momento della posa, il granulato viene mescolato con un’emulsione (a freddo) di bitume e cemento, oppure sabbia od altri leganti di origine biologica. Il risultato è una sorta di schiuma che consente di posare un manto alto due centimetri in più rispetto a quello di asfalto tradizionale (alto 10 cm);
  • Asfalto liquido. Quando si parla di ‘asfalto liquido’ ci si riferisce, in realtà, ad una pittura riempitiva a base di bitume disciolto in un solvente; alla miscela vengono in genere aggiunti degli additivi minerali. In genere viene utilizzato per opere di impermeabilizzazione;
  • Asfalto stampato. Alcune aziende specializzate offrono la possibilità di ‘personalizzare’ un manto realizzato con il comune asfalto nero, imprimendo forme particolari a manti anche non particolarmente spessi (in genere sono sufficienti pochi centimetri); il lavoro viene completato con una fase di colorazione o con l’applicazione di resine protettive;
  • Asfalto rugoso o ruvido. La ‘rugosità’ dell’asfalto è una caratteristica molto importante per ciò che concerne la sicurezza stradale. Essa infatti è direttamente connessa all’aderenza dei pneumatici; questa risulta maggiore se la superficie dell’asfalto è asciutta, pulita o ruvida;
  • Asfalto a freddo. Si tratta di un ritrovato che contiene una parte bitumosa ed alcune sostanze che lo rendono molto plastico e facilmente applicabile; per questo risulta indicato soprattutto per il fai da te, per l’applicazione su aree non troppo estese e per effettuare interventi non particolarmente complessi. I costi non sono eccessivi ma il rendimento è inferiore rispetto al più comune asfalto a caldo, che assicura maggiore resistenza e tenuta ma non si presta ad una manodopera poco esperta.

L’asfalto al grafene

Questa tecnologia – estremamente recente – merita una menzione a parte. L’asfalto al grafene, come quello drenante, è un brevetto italiano, depositato nel 2017 nell’ambito di un progetto triennale di ricerca denominato Ecopave. La miscela, come è facile intuire dal nome stesso, è a base di grafene, un materiale altamente resistente ma altrettanto plastico. Questa miscela innovativa presenta numerosi vantaggi rispetto ai più diffusi conglomerati bitumosi, in quanto dura più a lungo, resiste meglio alle forze di deformazione. In aggiunta, anche le ‘tracce’ lasciate dai pneumatici sono meno evidenti.

Il prodotto, denominato Gipave, è stato messo a punto da un’azienda bergamasca (Iterchimica) in collaborazione con Directa Plus, una società che produce prodotti a base di grafene e che è quotata anche alla Borsa di Londra. Il primo test, risalente ad aprile 2019, è stato svolto sulla strada provinciale Ardeatina, in provincia di Roma.

La posa ha comportato il rifacimento del binder e del tappeto di usura; per il primo è stato utilizzato asfalto fresato riciclato al 40% mentre per il secondo ne è stato impiegato il 30%.

I riscontri sono stati estremamente positivi ed hanno confermato quanto di buono emerso già in fase di simulazione: la resistenza allo stress risulta aumentata del 250% mentre quella al passaggio dei veicoli è superiore del 35% rispetto al tradizionale asfalto stradale. Anche i parametri di resistenza alla deformazione (a temperature di 40°) risultano decisamente migliori (+46%) così come la deformazione permanente provocata dai pneumatici (+35% a 60 gradi). Il tratto pavimentato con la nuova tecnologia viene monitorato costantemente da un laboratorio di Brescia.

Oltre ad essere particolarmente longevo, questo tipo di pavimentazione è ecosostenibile, in quanto prevede anche l’impiego di materiali di riuso; inoltre, l’asfalto al grafene è, a sua volta, riciclabile completamente.

Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/strada-asfalto-vuoto-autostrada-1030735/

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 25 Gennaio 2021 17:47

La MotoGP a Le Mans, l’analisi del circuito francese

nl pixel