Ora si teme la stangata sulla pasta e non solo. In Campania scatta l’allarme: “Fino ad un euro in più al chilo per il pane”.
Chi frequenta i supermercati e chi presta particolare attenzione ai prezzi non avrà potuto non notare un generale aumento dei costi. Si tratta di un rincaro lieve, ma il carrello costa di più. E non è tutto. Sui consumatori aleggia lo spettro della stangata sulla pasta: il costo dell’alimento-simbolo del nostro Paese è destinato ad aumentare nei prossimi mesi e potrebbe toccare i livelli massimi a ridosso del Natale. Non il massimo insomma.
Ora si teme la stangata sulla pasta
In base alla previsioni l’incremento potrebbe raggiungere addirittura i venti centesimi al pacco. Un aumento considerevole su uno degli alimenti più usati dalle famiglie italiane. I picchi potrebbero essere toccati in prossimità del Natale. Uno scenario drammatico per molte famiglie. Il tutto quando nel Paese si sentono ancora gli effetti della crisi economica scatenata dalla pandemia.
Le cause dell’aumento dei prezzi
La stangata sulla pasta, come è stata ribattezzata dalla stampa, sarebbe causata dalla considerevole riduzione della produzione di grano duro. Una riduzione a livello globale e con effetti su vasta scala. In Canada il raccolto si è quasi dimezzato. E il Canada, oltre ad essere uno dei principali produttori, è il primo fornitore dell’Italia. Alla base dell’incremento troviamo anche i problemi legati al cambiamento climatico, che stanno mettendo i produttori di cereali in evidente difficoltà.
Scatta così un effetto domino. La minore disponibilità di materia prima porta ad un incremento del prezzo della stessa che poi si riflette inevitabilmente sul consumatore finale. Su chi fa la spesa, per intenderci.
Viene da sé che l’aumento potrebbe non interessare solo la pasta. Se il problema è legato alla produzione di cereali, l’incremento potrebbe interessare anche il pane, ad esempio. Come riferito da il Mattino, in Campania si parla di un aumento fino ad un euro al chilo per quanto riguarda il pane.
La proposta di Coldiretti
Per provare ad aggirare il problema Coldiretti propone di procedere “con una adeguata programmazione che consenta di aumentare la produzione di grano duro italiano in una situazione in cui l’Italia importa circa il 40% del grano di cui ha bisogno“