Il Cdm ha dato il via libera al ddl sull’autonomia differenziata ma avrà tempi lunghi. Per Meloni è un impegno con i cittadini.
Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato il disegno di legge del ministro Calderoli sull’autonomia differenziata. Per dimostrare «ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola» ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Inoltre, «la fissazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, in questi anni mai determinati, è una garanzia di coesione e unità. Un provvedimento che declina il principio di sussidiarietà e dà alle Regioni che lo chiederanno una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi» ha aggiunto la premier. I governatori delle Regioni che vorranno chiedere più poteri, dovranno negoziare con lo Stato.
Quali sono i tempi della riforma
Per quanto riguarda i tempi, secondo la tabella di marcia del ddl, i governatori potranno negoziare circa tra un anno. Il testo passerà alla Conferenza unificata che dovrà dare un parere sull’attuazione nel giro di circa tre settimane. Se dovesse intervenire sul testo ripasserà al Cdm e riapprovarlo di nuovo e rinviarlo alla Conferenza, altrimenti passerà a Palazzo Chigi per il via libera definitivo. Il testo passerà così al Parlamento, dove la legge seguirà il consueto iter di approvazione.
Entro la fine del 2023 dovranno essere stabiliti i Lep dalla Cabina di regia, il compito più arduo di questa riforma. Dopo questo lungo iter, il Cdm dovrà emanare un Dpcm per ogni Lep deciso dopo l’intesa con la conferenza unificata e poi passare per le Camere che esprimeranno il loro parere. Le Regioni poi potranno inviare la proposta di intesa al Cdm. Da qui inizierà il negoziato governo-regioni. Per ognuno ci sarà un’intesa anche delle Camere e in seguito di Palazzo Chigi che approverà l’intesa. Solo alla fine si avrà un disegno di legge definitivo.
Calderoli in difesa del ddl
Stando alle previsioni del ministro, dal 2024 si potranno iniziare a considerare le richieste e le intese con le regioni. Sullo schema di intesa preliminare fra Stato e Regione, dopo il parere della Conferenza unificata o comunque entro 30 giorni, le Camere hanno 60 giorni «per l’esame da parte dei competenti organi parlamentari, che si esprimono con atti di indirizzo», udito il presidente della Giunta regionale.
Non tutti i governatori di Regione però sono soddisfatti di questa approvazione, soprattutto quelli del Pd che si sono fermamente opposti all’autonomia differenziata proposta dalla Lega. Per Calderoli invece l’Italia «è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione». Il ministro primo firmatario del ddl spiega che «L’esistenza di cittadini di serie A e serie B è una realtà, in cui la sperequazione non riguarda solo le differenze tra Nord e Sud, ma anche tra diversi territori».