Il Recovery Plan italiano prende forma. Infrastrutture, rivoluzione verde e digitalizzazione in cima alla lista della spesa.
ROMA – Il Recovery Plan italiano prende forma anche se le polemiche all’interno della maggioranza non mancano. Nella bozza aggiornata al 29 dicembre e riportata dal Corriere della Sera sono presenti oltre 150 voci di spesa suddivisi in sei capitoli.
A far discutere nel Governo è sempre il capitolo salute che, nonostante la pandemia, è sempre all’ultimo posto di questo piano.
La ‘rivoluzione verde’ al primo posto
Nonostante la pandemia e le carenze del nostro sistema ospedaliero, il Governo nel Recovery Plan ha messo al primo posto la Rivoluzione verde. Sono 74,3, almeno dando uno sguardo alla bozza, i soldi riservati a questa voce di spesa.
Subito dopo c’è la digitalizzazione con i suoi 46 miliardi. Si prosegue con le infrastrutture (27,8 miliardi), l’istruzione e la ricerca (19,1 miliardi), la parità di genere ed equità (18,4 miliardi) e la salute (9 miliardi). Un progetto che continua ad essere in aggiornamento e non sono escluse delle novità dopo il confronto nella maggioranza. Secondo il cronoprogramma, annunciato da Conte in conferenza stampa, l’approvazione in Consiglio dei ministri è attesa nei primi giorni del 2021, mentre l’ok definitivo per la presentazione del piano a Bruxelles è prevista a febbraio.
Le posizioni diverse nella maggioranza
Un cronoprogramma non semplice da rispettare per le diverse posizioni all’interno della maggioranza. Il Pd, per esempio, vorrebbe ridurre la spesa del Superbonus (22,4 miliardi) per aumentare i fondi delle infrastrutture.
Dall’altra parte Italia Viva chiede di aumentare i progetti aggiuntivi e di mettere i 9 miliardi della sanità sul turismo con l’utilizzo del Mes. Posizioni e idee differenti e il confronto di questi giorni servirà per cercare di trovare un compromesso. Come sempre l’ultima parola spetterà al premier Conte che spera di chiudere la discussione entro i primi giorni di gennaio 2021.