Brocchi: "Milan? Berlusconi voleva far lavorare me e Fabio Capello"
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Brocchi: “Milan? Berlusconi voleva far lavorare insieme me e Fabio Capello”

Silvio Berlusconi Milan Donnarumma

La verità di Cristian Brocchi: “Milan? Se fossi stato il cocco di Berlusconi avrei firmato per due anni”.

Le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi hanno scatenato un vero e proprio terremoto mediatico intorno al Milan, riaprendo vecchie ferite e mettendo ancor più in discussione il ruolo di Vincenzo Montella. L’ex presidente rossonero è stato in grado di dividere il mondo del Calcio e, riportando alla luce il nome di Cristian Brocchi, ha portato alla luce diversi retroscena inediti.

Silvio Berlsuconi, Brocchi al Milan: meglio lui di Montella

Silvio Berlusconi ha ammesso che lui avrebbe continuato a puntare su Cristian Brocchi nonostante i suoi messi alla guida della Prima Squadra non abbiano portato i rsultati ottenuti, anzi, siano stati a tratti decismente deludenti. Presentato da sempre come il cocco del Presidente, lo stesso Brocchi è intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sporti per fare luce sul suo periodo alla guida del Milan.

Brocchi: “Milan? Ecco il piano di Berlusconi”

Se fossi stato il cocco, avrei firmato per due anni invece di andare a scadenza col contratto della Primavera. Qualcuno disse anche che avevo fatto carte false per allenare la prima squadra, ma era Berlusconi ad avermi scelto. Vedeva in me l’uomo giusto per il suo calcio, si guardava tutte le partite della Primavera, si era affezionato al mio modo di giocare. Sembrava che il nostro fosse un rapporto esclusivo ma in realtà non c’era alcun legame in ambito personale: solo un discorso tecnico. So che era iniziato tutto con un Milan-Real 2-1 in un torneo a Dubai nella primavera 2015: rimase colpito da un calcio che aveva ritenuto bello e propositivo e da quella volta in poi si fece registrare tutte le nostre partite, cosa che ovviamente io non sapevo“.

Dall’idea Capello all’esonero

Nei giorni in cui era in ospedale – ha proseguito Brocchi -, gli ho detto che non c’erano più le condizioni per lavorare bene. Credo di essere stato molto onesto, per amore del Milan. Gli ho detto “Presidente non lotti più per me”. Lui è rimasto molto deluso, avrebbe preferito che fossi io a lottare ancora. Ma la situazione era troppo complicata. Un tecnico giovane o debuttante deve avere tutte le componenti dalla sua parte. Come succede a Simone Inzaghi. Peccato, perché Berlusconi aveva le cose chiare in testa: so che una delle sue volontà era quella di far lavorare insieme me e Capello. Io in panchina e il mister come direttore tecnico“.

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ultimo aggiornamento: 8 Ottobre 2017 10:06

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